La foto dell’agenzia Reuters scattata da Aly Song a Xianning nella provincia cinese di Hubei, epicentro della pandemia, lancia un segnale di speranza.
Chiusi in casa per affrontare il nemico invisibile induce a riflettere: che valore ha la felicità? Se ce lo avessero chiesto appena un paio di mesi fa avremmo risposto probabilmente in maniera totalmente diversa da ora. Una bella macchina, un buon lavoro, la casa al mare o il jet privato sarebbero stare le risposte più ovvie.
Eppure oggi c’è chi ha pianto dinanzi alla foto della Reuters che mostra un bambino cinese che spensierato mangia un gelato. Ecco questo può essere in questo momento il valore della felicità. Lo si vede pienamente negli occhi del bambino, quelli magistralmente ripresi dal fotografo Aly Song. Da essi si emana una luce di ingenuità e felicità che riempie allo stesso tempo il cuore di gioia e infinita tristezza. La gioia di vedere un bambino che finalmente può uscire di casa è qualcosa di fantastico, la speranza di poter fare altrettanto ci dà la forza per andare avanti, ma l’impossibilità di abbracciare i nostri cari in questo momento ci fa sentire quotidianamente la pesantezza di ogni singolo minuto che passa.
Eppure è la speranza che ci deve supportare, perché se in Cina e precisamente dalla provincia di Hubei è partito tutto è lì che piano piano si sta per tornare alla normalità, Con oltre 80mila casi e 3200 decessi la Cina ha pagato un prezzo altissimo nella lotta al coronavirus. Ma ora quel popolo così laborioso sta tentando di rialzarsi, qualche negozio comincia a riaprire, la gente fa la spesa al supermercato, i bambini mangiano il gelato al parco. Certo prima di tornare alla normalità ci vorrà molto tempo e la crisi economica sarà il prossimo problema da affrontare, ma per affrontare queste battaglie si potrà almeno avere il conforto di un abbraccio, lo sguardo di una persona che si ama. E’ poco? Forse per qualcuno lo è, per tanti è vero valore della felicità.
Anche in Italia con oltre 74mila casi di contagio da coronavirus e 7503 morti al 25 marzo si spera di poter finalmente guardare un bambino che corre nei prati. La strada è ancora tutta in salita ed il maledetto picco non arriverà così come ce lo aspettiamo. Non sarà una montagna che crolla ripidamente al versante opposto, ma bensì una collina che pian piano ci poterà ad un calo dei contagi. E’ la tesi sostenuta dalla maggior parte dei medici. Ed allora bisogna armarsi di pazienza e rispettare le regole, fare come i grandi scalatori del ciclismo che pedalata dopo pedalata affrontano la grande salita, affrontando l’immane fatica, per poter poi esultare a bracci alzate al traguardo. In questo caso non conta arrivare primi, perché per tutti quelli che arriveranno all’arrivo non ci sarà nessuna coppa ad attenderli, ma qualcosa di ben più caro e prezioso: l’abbraccio di chi ci ama, anche di quelli che non ci sono più.
Fabio Mencocco
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