La cassa integrazione anche per gli operai edili è stata approvata dal governo Conte, ma sono ancora tanti che lavorano in nero aggirando le norme.
Hanno chiesto a gran voce delle misure di tutela ed il governo ha dato immediatamente una prima risposta: la cassa integrazione, eppure per tanti operai dell’edilizia questo è stato solo un modo per avere un pagamento in più. Da giorni oramai ci arrivano segnalazioni, più che fondate, su persone che continuano a lavorare nel campo dell’edilizia nonostante l’emergenza coronavirus. Da sottolineare che ancor prima del decreto del 22 marzo di Conte, il presidente della Regione Campania aveva bloccato l’attività edile privata non necessaria. Blocco che diventa ancora più stringente se si pensa che tutti siamo in quarantena e quindi non è possibile entrare all’interno di altre abitazioni se non per motivi di estrema necessità. Ma la serie di violazioni aumenta se si pensa che tutti i lavori che vengono eseguiti da chi è già in cassa integrazione, vengono svolti senza presentare regolare fattura.
I casi che ci sono stati segnalati sono molteplici e provengono tutti dall’area dell’agro aversano, si parla di tante persone che approfittando della cassa integrazione e del periodo di inattività decidono di andare a fare qualche lavoretto in privato, aumentando di fatto il rischio contagio per se, per i propri cari e per le persone con cui viene a contatto.
Inoltre queste stesse persone mettono in difficoltà anche i datori di lavoro che hanno già fatto domanda di cassa integrazione. Intanto dai ieri per chi dovesse essere pizzicato fuori casa senza un motivo di esigenza reale scatteranno multe dai 400 ai 3000 mila euro, cosa che potrebbe diventare un ottimo deterrente contro i furbetti dell’edilizia che hanno trovato nella cassa integrazione una ghiotta opportunità per cercare di arrotondare lo stipendio, percependo allo stesso tempo i soldi della CIG che in tanti non possono avere e si trovano in condizioni economiche ancora più complicate.
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