Avrebbe costretto il consigliere comunale Sebastiano Cilindro a presentare le proprie dimissioni e avrebbe fatto protocollare il documento prima ancora che la persona interessata lo firmasse.
Si parlerà di questo nella prima udienza del processo, domani mattina 26 novembre, che vede il sindaco di Casapesenna, Marcello De Rosa con un possibile rinvio a giudizio da una parte e la vittima della costrizione, dall’altra. Al sindaco di Casapesenna viene contestato l’articolo 294 del codice penale “Attentati contro i diritti politici del cittadino” e l’articolo 479 del codice penale ‘Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici’. Secondo l’accusa il sindaco di Casapesenna, Marcello De Rosa ha costretto Sebastiano Cilindro, consigliere di maggioranza, a rassegnare le dimissioni. Al primo cittadino viene contestata anche l’aggravante di aver commesso il fatto con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti alla funzione di sindaco in carica.
Nel fascicolo che dovrà essere esaminato per decidere se rinviare a giudizio il sindaco De Rosa sono riportate anche le conversazioni che il primo cittadino ha avuto con alcuni dipendenti comunali coinvolti nella vicenda “e come si sia adoperato- si legge- al fine di indurre i dipendenti a rendere false dichiarazioni alla Polizia Giudiziaria in ordine alla vicenda relativa alle dimissioni di Sebastiano Cilindro”. “Tali dimissioni- si legge ancora nella nota firmata dall’allora capo della Squadra Mobile di Caserta, Filippo Portoghese- furono evidentemente ottenute all’esito di condotte minacciose poste in essere dallo stesso sindaco, il quale pur di raggiungere il suo scopo (ottenere le dimissioni di Cilindro) avrebbe indotto i suoi collaboratori a compiere una serie di irregolarità come la protocollazione di una lettera di dimissioni non firmata e non proveniente dall’interessato”.
Diversi sono anche i profili che il capo della Mobile, Portoghese, ebbe modo di tracciare durante le indagini. Persone molto legate al sindaco De Rosa come l’architetto Giovanni Sparaco. Nel fascicolo che parte con la denuncia di Sebastiano Cilindro, si fa riferimento anche a Fortunato Zagaria attualmente sotto processo, insieme a Michele Zagaria e Luigi Amato, per violenza privata aggravata dal metodo mafioso. Nel corso del procedimento a Fortunato Zagaria è stato anche contestato il concorso esterno in associazione mafiosa. Di Sparaco che secondo i rilievi della Mobile ha precedenti per abusi edilizi e sarebbe stato legato ad alcuni familiari di Michele Zagaria, tanto da aver avuto il divieto di detenzione di armi e munizioni dalla Prefettura di Caserta, la polizia avrebbe voluto intercettarne l’utenza ritenendo evidentemente la possibilità di elementi interessanti per l’indagine. Gli accertamenti su Fortunato Zagaria hanno invece messo in luce una compravendita di terreno di una proprietà del “clan dei Casalesi ed in particolare alla fazione facente capo a Zagaria Michele”. Un terreno che poi sarebbe stato venduto alla sorella di Saverio Fontana deceduto per cause naturali ma descritto come uomo di fiducia del capoclan casapesennese. L’ex capo della Mobile di Caserta, Filippo Portoghese, si era poi espresso contrario alla proroga della scorta per il sindaco Marcello De Rosa.
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