Casapesenna, progettista bene confiscato era tecnico famiglia Zagaria

Nel bene confiscato alla sorella e al cognato di Michele Zagaria alias ‘capastorta sarà realizzato un caseificio sociale. Il progettista del recupero, in passato è stato il tecnico della famiglia.

I lavori per la realizzazione del mini caseificio sociale a Casapesenna, sono stati ufficialmente appaltati. Il 4 maggio, il responsabile dell’ufficio tecnico comunale ha firmato l’aggiudicazione. Il recupero e la valorizzazione del bene confiscato destinato a Centro polifunzionale con laboratorio artigianale per la produzione di mozzarella di bufala campana è stato approvato e finanziato dalla Regione Campania per 1 milione e 400mila euro. Nel 2017, il Comune di Casapesenna ha affidato ad Agrorinasce l’amministrazione del bene, confiscato a Raffaele Capaldo e Beatrice Zagaria, cognato e sorella del capoclan Michele Zagaria del clan dei Casalesi. Ad aggiudicarsi l’appalto di circa700mila euro sono state la Ediliappalti srls e alla Ellebi Costruzioni srl costituitesi in Ati, la prima è una società giovane con sede a Teano ma amministratore di Casal di Principe, mentre la seconda è di Casoria, più grande e con i requisiti necessari.

Il progetto

A firmare il progetto è stato un architetto di Casapesenna, presente nella short list dell’ente, con un compenso di poco inferiore alla soglia dei 40mila euro. Tutte le determine sono pubblicate sull’Albo Pretorio del comune di Casapesenna. Del progettista G.S., nel 2017 scrive l’ex dirigente della Squadra Mobile di Caserta, Filippo Portoghese, come tecnico di fiducia di alcuni componenti della famiglia di Michele Zagaria. Nell’informativa che veniva scritta per l’allora pm della Dda Catello Maresca, vengono riportate diversi episodi e intercettazioni telefoniche oltre che ambientali. L’architetto, secondo gli accertamenti “ha dei precedenti per concorso in abusi edilizie e ha avuto il divieto di detenzione armi e munizioni dalla Prefettura di Caserta per essere stato controllato in compagnia di Raffaele Capaldo”. Nessuna criminalizzazione ma certo non mancano interrogativi di opportunità.

Tina Cioffo

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