Casapesenna: Camorra ladrona di appalti, il clan dei Casalesi in giacca e cravatta

Sette persone in carcere, dieci imprese edili sequestrate, un sistema economico ‘appezzantito’ dalla camorra ladra di sviluppo e futuro. La nuova indagine, prolungamento di Medea, continua a raccontare la brutta storia del clan dei Casalesi con Michele Zagaria ed i fratelli di questi, a capo del sistema.

E’ uno spaccato di economia rubata da Michele Zagaria e da tutti gli imprenditori che con lui si sono seduti a tavola per spartirsi commesse e appalti pubblici. Dall’ordinanza di misura cautelare in carcere firmata dal Gip del Tribunale di Napoli Gabriella Bonavolontà a carico degli imprenditori del cerchio magico del clan dei Casalesi ed in particolare del cartello degli Zagaria di Casapesenna emerge il furto di sviluppo infrastrutturale e occupazionale ai danni della parte onesta. Dal 2001, e per molti anni successivi, circa il 60% dei lavori di somma urgenza nel settore del ciclo integrato delle acque della Regione Campania sarebbero andati a ditte di Casapesenna vicine al clan. Nei nomi di Costantino Capaldo, Giuseppe Capaldo e Raffaele Capaldo, Orlando Fontana e Gennaro Licenza, Antonio Fontana, Raffaele Galoppo secondo l’indagine della Dda coordinata dal pm Maurizio Giordano, sarebbe scritta una parte del disastro ambientale e sociale partito da Casapesenna e perpetrato per anni nel Casertano ed in Campania.

Delle imprese edili menzionate nell’ordinanza che sarebbero state strumento nelle mani del clan dei Casalesi per arraffare commesse pubbliche milionarie, alcune secondo i carabinieri Ros sono ancora attive. Si parla per esempio di CAGI Costruzioni, la CAPALDO Costruzioni e la C&G Building, la Edil Costruzione, l’ETRA Costruzioni e la ARTEDILE. E’ chiaro che viene da domandarsi quali altri appalti si sono aggiudicati e con quali sistemi. L’indagine della DDA fa riferimento a fatti dal 2001 al 2015. Non occorre, certo ricordare che corre l’anno 2020.

Il sistema degli appalti

L’indagine così come era già emerso nella prima parte dell’indagine denominata Medea, nel 2015, conferma l’esistenza del sistema illecito di assegnazione degli appalti in Regione Campania. Determinanti le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Il sistema che serviva alla camorra per inquinare appalti ed impoverire anche gli imprenditori onesti, è raccontato come una macchina perfetta. Tutti sapevano cosa fare e quando farla, con la collusione di pezzi interi della politica e delle istituzioni. Luciano Licenza, imprenditore che di quel sistema ha a lungo beneficiato, in un interrogatorio allegato all’ordinanza, racconta che Francesco Zagaria alias francuccio a benzina’ e cognato di Michele Zagaria, avrebbe fatto avere tanti appalti alle aziende del clan, oltre che dalla Regione, anche da altri enti, come l’Istituto autonomo case popolari di Caserta (Iacp), il Consorzio di Bonifica Napoli-Volla, e la Provincia di Caserta ai tempi in cui era presieduta da Sandro De Franciscis. Un boccone succulento sono sempre stati anche i lavori da eseguire negli ospedali Nella nuova indagine della Dda compare infatti anche il Cardarelli di Napoli, a proposito di un appalto vinto da Raffaele Capaldo. A riferirlo è Massimiliano Caterino “tra il 2003 e il 2004 Capaldo Raffaele, detto il marchese – imprenditore edile di Casapesenna legalissimo (e anche mezzo parente) di Michele Zagaria – si aggiudicò un piccolo appalto al Cardarelli; ebbene, avendo il Capaldo ricevuto una richiesta di tangente da un esponente della criminalità organizzata del Vomero, a nome Brandi (mi pare Maurizio) si rivolse allo Zagaria Michele, il quale mi chiese di occuparmi della questione; a quel punto io chiesi a Di Lauro Ferdinando, imprenditore di San Cipriano legalissimo alla camorra casalese fin dai tempi di Bardellino ed inseritissimo nel Cardare/li fin dagli anni ’80”. Tina Cioffo

 

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