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Casal di Principe, Una partita per Antonio Petito, vittima innocente della camorra

Casal di Principe, Una partita per Antonio Petito, vittima innocente della camorra

E’ una di quelle famiglie riservate e per anni se ne è stata chiusa nel proprio dolore, assolutamente schiva e assente da ogni incontro pubblico. Oggi 8 febbraio è il 18esimo anniversario di quel tragico giorno e oggi Antonio Petito vittima innocente del clan dei Casalesi è stato ricordato da un’intera comunità su un campo di calcio. Allo stadio ‘Angelo Scalzone’ di Casal di Principe nelle parti opposte del quadrangolare si sono sfidati all’ultimo goal due squadre speciali. Da una parte la squadra del Coordinamento dei familiari delle vittime innocenti con gli imprenditori della Fai Antiracket e Fondazione Polis, dall’altra assessori e impiegati del comune di Casal di Principe (in campo anche l’assessore allo sport Antonio Schiavone ed i funzionari Antonio Verazzo e Antonio De Angelis). “Iniziative come queste sono da salutare con assoluta positività perché riescono a rompere quella subcultura che spesso è alla base della criminalità”, ha detto Luigi Frunzio, procuratore Aggiunto della Dda di Napoli intervenuto per il fischio di inizio e tifoso di entrambe le squadre. Sugli spalti a godersi una giornata di sport regalato alla memoria e alla legalità, gli studenti del Liceo Segrè di San Cipriano D’Aversa.

Il ricordo e la vicenda

Sull’omicidio di Petito c’è stato più di un decennio di silenzio. Nell’immediatezza non si arrivò infatti, a nessuna conclusione. “Sapevano tutti chi fosse stato e perché ma nessuno parlò. Lo dissero solo dopo”, ha raccontato il padre di Antonio. Il ragazzo fu ucciso nei pressi di casa e quando si udirono i colpi, i genitori furono i primi ad accorrere. La madre, a distanza di anni è ancora piegata dal dolore. “Mi chiamarono subito, ero a casa della mia fidanzata ed erano intorno alle otto e mezza di sera. Da allora è tutto cambiato”, ha confessato uno dei fratelli di Antonio. L’omicidio venne scoperto grazie alle dichiarazioni di Anna Carrino quando divenne collaboratrice di giustizia. Fu lei, allora compagna di Francesco Bidognetti, alias «Cicciotto e mezzanotte», ad ordinare l’esecuzione di Antonio Petito. Suo figlio Gianluca chiamato «Nanà» le aveva raccontato di aver avuto un litigio con quel ragazzo. Era il 2002 e i Bidognetti e lo stesso Gianluca, che aveva solo 13 anni, pensavano ancora di essere i padroni. Gianluca Bidognetti era un ragazzino educato alla scuola della camorra e già delinquente. Antonio Petito, lo aveva per puro caso bagnato con l’acqua del tergicristallo e ne nacque una discussione. Il tredicenne, poi finito in carcere per il tentato omicidio della zia e della cugina al seguito del gruppo di fuoco che nel 2008 è stato guidato da Giuseppe Setola, tentò di far valere la sua autorità ma Antonio ne conosceva solo una: quella comandata dall’onestà. Lo rispose per le rime e se ne tornò a casa. Antonio era un ragazzo sano e libero, non poteva immaginare l’epilogo di quella che gli era sembrata una stupida discussione. Fu affiancato da un’Audi A6, ucciso da 12 colpi. Quel litigio nella cultura camorristica doveva essere subito punito prima che gli altri pensassero che ai Bidognetti si poteva mancare di rispetto. Quando la Carrino ne ordinò l’omicidio anche gli uomini del clan non erano d’accordo ipotizzando una punizione ma non definitiva. La prima sentenza è arrivata a novembre del 2013, con la condanna del giudice del Tribunale di Napoli Giuliana Pollio a 16 anni e 8 mesi di carcere per Anna Carrino, Luigi Guida alias «o drink», Emilio Di Caterino e Luigi Grassia, e a poco meno di tre anni per Nicola Verolla. L’ergastolo fu ordinato per l’esecutore materiale Giovanni Letizia detto «zuoppo».

La partita vinta

La partita con tanto di coppe, medaglie e t-shirt è finita con un 7 a 5 per la squadra del comune di Casal di Principe che ne ha dato anche patrocinio morale insieme al Comitato don Peppe Diana. “Ci rifaremo in altra occasione”, ha detto Pasquale Scherillo fratello di Dario vittima innocente della camorra napoletana. il suo omicidio è uno dei tanti cold case che ancora aspettano di essere spiegati. Presenti anche il sindaco Renato Natale insieme alla maggior parte della sua amministrazione, il coordinatore del Comitato Valerio Taglione, il referente di Libera Caserta Gianni Solino, la coordinatrice del Coordinamento dei familiari, Carmen del Core insieme ai responsabili per la provincia di Caserta Salvatore di Bona e Rossana Pagano oltre a tanti parenti di vittime innocenti del Casertano. Tina Cioffo

redazione

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