Casal di Principe, sindaco pretende le scuse da un consigliere di Portici. Renato Natale scrive una lettera chiedendo di rettificare il paragone poco gradito.
“Egregio Consigliere, probabilmente Lei è stato distratto negli ultimi 5 anni, per cui non si è accorto dei cambiamenti che hanno interessato la Città di cui mi onoro di essere sindaco”. Comincia così la breve lettera che il sindaco Renato Natale di Casal di Principe ha indirizzato con tanto di carta intestata e timbro comunale al consigliere comunale di Portici, Salvatore Iacomino. I toni per quanto garbati non sono affatto concilianti e anzi il rimprovero di Natale al consigliere di opposizione del comune di Portici è circostanziato. Iacomino si sarebbe lasciato andare a commenti poco graditi su Casal di Principe nominando il paese come sinonimo di malaffare. Ebbene il paragone o sarebbe meglio definirlo lo ‘scivolone’, Natale non lo fa passare sottobanco. “Oggi, per chi voglia fare attenzione alle vicende della storia e non semplicemente utilizzare luoghi comuni desueti, sarà facile rendersi conto degli enormi passi avanti fatti da questa comunità casalese, oramai simbolo, in Italia, di riscatto, di legalità, e di trasparenza, piuttosto che di criminalità, come invece sembra intendere lei”, scrive il sindaco di Casal di Principe, ricordando anche che il paese annovera cittadini onorari del calibro di Federico Cafiero De Raho, Procuratore nazionale ed antiterrorismo e Franco Roberti, oggi europarlamentare ma già Procuratore della Dna.
Il consigliere non è il primo
Il sindaco casalese imputa al consigliere “vecchi luoghi comuni, senza capacità di aggiornare analisi ed opinioni”. Per chiudere la querelle, Natale chiede “rettifica e scuse”. Iacomino non è certo il primo al quale Natale chiede di rispettare i cuoi concittadini e la sua Casal di Principe. L’ultima diatriba, in ordine di tempo, era nata con il deputato Walter Verini da commissario del Pd in Umbria, quando inviato dopo lo scandalo nel mondo della sanità ebbe a dire: «l’Umbria non è Casal di Principe, qui c’è legalità». Un paragone infelice che aveva creato non pochi malumori e dovette esserci l’intervento del segretario nazionale del Pd, Nicola Zingaretti per chiudere la questione, presentando il proprio rammarico per quelle parole fuori luogo.