A Casal di Principe c’è abusivismo edilizio e c’è la richiesta di abbattimenti da parte della magistratura competente per ripristinare la legalità ma c’è anche la rabbia espressa per iscritto, del sindaco Renato Natale che ha preso carta e pena e si è lasciato andare ad un lungo sfogo.
L’oggetto della sua missiva indirizzata al presidente della Regione, Vincenzo De Luca, al presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte e ai presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati, preannuncia battaglia. Quel che lamenta il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, è l’impossibilità di impegnare un milione e 300mila euro per abbattere immobili abusivi. “A Casal di Principe, dove vivono 22 mila anime ed il Governo ha inviato fondi per 230 mila euro, con 1200 famiglie che hanno richiesto il bonus spesa cui si aggiungono altre 400 famiglie già supportate con pacchi alimentari donati dai più fortunati a fronte di centinaia di altri cittadini che si lamentano perché non rientranti in nessuna delle categorie di soccorso, sostenere altri costi è impensabile”, dice il sindaco Natale.
A Casal di Principe, ma non è certo l’unico esempio in Campania, le case abusive occupano interi quartieri per un terzo del territorio che manca di vincoli paesaggistici ed idrogeologici. Sono state dichiarate fuori legge 1500 abitazioni. Duecento sono già con sentenza esecutiva. La spesa necessaria è stata calcolata in 150milioni di euro ed il materiale da risulta da smaltire sarebbe più o meno pari a due Colossei. La prima ruspa a Casal di Principe è arrivata nel 2012. “Il Tribunale continua a chiederci di assumere mutui per gli abbattimenti anche di recente. Noi dovremmo andare ad operare con variazioni di bilancio ed accensione mutui con un dissanguamento delle casse comunali. Ma sapete dirmi – insiste il sindaco- come faccio a spiegare ai miei concittadini alle prese con i gravi problemi derivanti dall’epidemia che devo impegnare milioni di euro del bilancio comunale per abbattere abitazioni?”, si chiede Natale sciorinando un lungo ed esasperato elenco di quesiti ai quali probabilmente nessuno gli darà una risposta. In bolletta, in questo particolare periodo di emergenza Covid-19, il sindaco annovera di tutto.
“Avete dimenticato che per 40 anni, in assenza dello Stato, la città è stata sotto il dominio di una delle più pericolose organizzazioni criminali di tutta Italia e di tutta Europa? Organizzazioni a cui non interessava applicare piani regolatori ma solo vendere il proprio calcestruzzo. Un territorio in cui alcune amministrazioni pubbliche al servizio del clan non avevano alcuna intenzione di far rispettare regole, lasciando crescere l’idea che non c’era bisogno di alcuna autorizzazione. La cosa importante era obbedire al boss di turno. Pena: o l’esclusione dal mercato del lavoro o la morte (750 morti ammazzati in quegli anni)”, dice il sindaco in un penoso disegno di degrado sociale vissuto e non del tutto archiviato. “Ora, se lo Stato si presenta con il volto delle ruspe, togliendo risorse alle politiche sociali, all’istruzione e alla cultura e a tanti altri servizi, senza vere e concrete politiche di sviluppo, qualcuno potrebbe cominciare a pensare che forse era meglio prima ed allora sì che saremmo stati sconfitti”. E se un sindaco avverte una così seria possibilità di un ritorno ideale ai tempi bui, la disfatta non può che essere generale.
Tina Cioffo
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