Cani, in Germania è stato abolito l’elenco delle razze considerate pericolose

Novità importante in Germania: c’è lo stop alla lista delle razze di cani considerate pericolose. Ecco tutto ciò che c’è da sapere a riguardo

Dal primo luglio, in Germania, sono arrivate ottime notizie per i proprietari e gli amanti dei cani, e, soprattutto, per gli animalisti che tanto si sono battuti su questo argomento. Infatti, in questa data l’entrata in vigore di una nuova ordinanza ha segnato una svolta nella gestione dei cani nel Brandeburgo: la lista delle razze di cani considerate pericolose è stata abolita! Ma vediamo le novità e le nuove regole a proposito.

In Germania non c’è più la lista delle razze di cani pericolose: ecco le nuove regole

Come abbiamo detto, l’inizio del mese corrente ha visto la vittoria di tutte le associazioni che si sono battute per la revoca della lista sopracitata. Il possesso di cani come l’American Pit Bull Terrier, il Tosa, L’American Staffordshire Terrier e molte altre è, infatti, nuovamente permessa, e non c’è più il pericolo di incorrere in sanzioni. Le motivazioni legate a questa scelta risiedono nella necessità di valutare il comportamento di ogni singolo animale, che vada al di sopra la semplice razza di appartenenza.

Il ministro dell’Interno del Brandeburgo, infatti, ha dischiarato: “La pericolosità di un cane deve essere valutata in base al suo comportamento e non alla sua razza”. Con l’abolizione della vecchia ordinanza si mira a prevenire i pregiudizi e le paure infondate nei confronti di cani di determinate razze, affidando maggiori responsabilità alle cure e agli insegnamenti dei padroni. Inoltre, in questo modo, le valutazioni sulla pericolosità degli animali saranno condotte in modo decisamente più oggettivo rispetto al passato.

American Bulldog
American Bulldog | Pixabay @alberto_clemares_expósito – iReporters

Le nuove norme in vigore

Per una lista che viene eliminata, però, ci sono altre regole che vengono introdotte, con il fine di garantire e aumentare la sicurezza. Oltre all’eliminazione dell’elenco delle razze, infatti, la nuova normativa introduce l’obbligo di identificare tutti i cani mediante microchip a partire dalle otto settimane di vita. Questo metodo di identificazione permette alle autorità locali di mantenere un registro preciso dei cani presenti sul territorio, migliorando così la gestione e la sicurezza. Inoltre, tutti i cani devono essere registrati con informazioni dettagliate come razza, peso, età e numero di microchip.

Le nuove disposizioni stabiliscono anche l’obbligo di utilizzare il guinzaglio nelle aree pedonali, sui mezzi pubblici e durante eventi affollati. Nei trasporti pubblici è inoltre obbligatorio l’uso della museruola. Queste misure sono state adottate per garantire la sicurezza pubblica, riducendo il rischio di incidenti.

Questa modifica normativa segna un’armonizzazione del Brandeburgo con altri stati federali tedeschi, come la Bassa Sassonia e la Turingia, che hanno già abolito le liste basate sulla razza. La scelta è stata ben accolta dalle associazioni per la protezione degli animali, che hanno elogiato l’approccio più logico e meno discriminatorio nei confronti dei cani.

La situazione in Italia

Ma in Italia, invece, come funziona? Esistenza un’ordinanza contro delle razze ritenute pericolose? Ecco cosa c’è da sapere.

Non tutti, probabilmente, lo ricordano, ma nel nostro Paese l’ordinanza del 13 gennaio 2007 firmata dal ministro della Salute Livia Turco aveva identificato determinate razze canine come pericolose. Questa normativa imponeva regole severe e rigide in risposta alla pressione mediatica seguita a diversi episodi di aggressioni. Tuttavia, l’ordinanza è stata abrogata nel 2009 a seguito delle critiche da parte degli esperti, tra cui l’Ente nazionale della cinofilia italiana e il Consiglio superiore della sanità, che hanno sottolineato l’assenza di basi scientifiche nella presunta pericolosità di specifiche razze canine.

American Pit Bull Terrier
American Pit Bull Terrier | Pixabay @alberto_clemares_expósito – iReporters

Sebbene la lista non abbia più validità legale, alcune compagnie assicurative continuano a considerarla, valutando un rischio più elevato. Le razze canine incluse erano:

  • American Bulldog;
  • Cane da pastore di Charplanina;
  • Cane da pastore dell’Anatolia;
  • Cane da pastore dell’Asia centrale;
  • Cane da pastore del Caucaso;
  • Cane da serra da estrela;
  • Dogo argentino;
  • Fila brasileiro;
  • Bull terrier;
  • Perro da canapo majoero;
  • Dogo canario;
  • Perro da presa mallorquín;
  • Pitbull mastiff;
  • Pitbull terrier;
  • Rafeiro do alentejo;
  • Tornjak;
  • Rottweiler;
  • Tosa inu.

Nonostante in Italia questa normativa non sia più applicata, molti Paesi europei mantengono classificazioni simili, con regolamenti e divieti rigorosi riguardo alle razze canine ritenute pericolose.

Attualmente, in Italia è in vigore l’ordinanza del 13 luglio 2016, contenuta nel Decreto Martini, che non prevede alcuna distinzione tra le razze canine. La normativa impone alcuni obblighi generali ai proprietari di cani, concentrandosi principalmente sulla prevenzione. I divieti stabiliti mirano a tutelare sia la salute pubblica sia il benessere degli animali. In particolare, è vietato:

  • Addestrare i cani per aumentarne l’aggressività;
  • Effettuare operazioni di selezione o incrocio per accentuarne l’aggressività;
  • Sottoporre i cani a doping;
  • Eseguire interventi chirurgici per modificare la morfologia degli animali o senza scopi terapeutici (come il taglio delle orecchie e della coda);
  • Vendere, esporre per la vendita o commercializzare cani sottoposti a interventi chirurgici vietati.
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