Bufera giudiziaria Sant’Antimo, i collegamenti con Orta di Atella

Nell’ambito dell’inchiesta sui clan di Sant’ Antimo e la famiglia del senatore Cesaro, coinvolte figure chiave della gestione amministrativa di Orta di Atella.

Tecnico e assessore di Orta di Atella coinvolti nell’inchiesta di Sant’ Antimo

Un’escalation di eventi, coinvolgimenti, intrecci. Ci sarà un po’ di pace per Orta di Atella? Dopo lo scempio, colate di cemento selvaggio, disservizi, dissesto finanziario, locali commerciali che abbassano la saracinesca, genitori costretti a mandare i figli in scuole di altri comuni, sarebbe potuta arrivare un po’ di tregua. E invece no: ecco lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazione camorristica, poi la vicenda di Pasquale Ragozzino, indagato con il sospetto di aver fornito le armi per i finti attentati al giornalista Mario De Michele. Come se non bastasse, alla ribalta della cronaca Orta di Atella ci è finita ieri ancora una volta. Con l’inchiesta della Dda partenopea che ha colpito i clan Verde, Ranucci e Puca di Sant’Antimo, sono usciti fuori anche nomi che riguardano la gestione amministrativa del territorio ortese.

Il tecnico del puc di Orta di Atella “avido di soldi e potere”

In primis quello di Claudio Valentino, tecnico estensore del famigerato Puc presentato dall’ex sindaco Angelo Brancaccio come lo strumento che avrebbe sanato i mali da lui stesso creato. Lo stesso puc che oggi è destinato all’annullamento. E’ scioccante il profilo tracciato dagli inquirenti: Valentino era il dominus di un vero e proprio sistema criminale. Con il politico di riferimento del clan Puca, Francesco Di Lorenzo, favoriva gli investimenti speculativi nel settore edile e immobiliare rilasciando, in cambio di dazioni di denaro, concessioni edilizie o altre autorizzazioni agli affiliati al clan Puca, anche per tipologie di fabbricati non corrispondenti a quelli realmente edificati. Valentino viene descritto come un soggetto “non solo avido di soldi e potere, ma anche con una tale inclinazione al delitto che lo portava non solo a tradire i pubblici interessi ma anche a porre in essere, laddove necessario, un volontario danneggiamento di chi, invece nel giusto, non si adeguava al sistema illecito che da anni, unitamente a sodali del clan Puca, aveva ideato e portato avanti per assicurarsi pagamento di tangenti”. L’attività tecnica dimostra, infatti, che venivano decisi “a tavolino” anche quali operatori economici dovevano essere estromessi dall’assegnazione dei lavori, poiché non operavano secondo le regole del clan.

Arrestato l’ex assessore ai servizi sociali Luigi Di Lorenzo

Scioccante è che a finire agli arresti domiciliari, con l’accusa di aver comprato voti per il cugino Francesco Di Lorenzo, sia stato anche Luigi Di Lorenzo, assessore alle politiche sociali della giunta guidata dall’ex sindaco Andrea Villano. L’ex assessore, alto grado dell’Esercito, è accusato di una compravendita di voti a favore del parente ben inserito nel contesto criminale del clan Puca. Un’accusa gravissima che diventa ancora più raccapricciante se si tiene conto di un terzo personaggio, Alessandro Ranucci, che nell’inchiesta ci è finito con una lunga serie di capi di imputazione e un aspetto centrale, l’appartenenza all’omonimo clan per il quale si occupava di collegamenti fra latitanti, di richieste finalizzate all’arricchimento degli affiliati. A lui è contestata anche l’intestazione fittizia di una sala scommesse situata a Cesa. Insomma uno che si muoveva con disinvoltura nell’ambiente criminale e che non aveva fatto mancare la sua presenza nel contesto politico di Orta di Atella. Ranucci, infatti, è cognato del primo non eletto di Noi ortesi, la lista che aveva indicato come assessore proprio Di Lorenzo ed é genero di uno dei referenti della coalizione che aveva registrato le prime spaccature interne proprio in fase di designazione della giunta. Ranucci ha anche partecipato a una delle riunioni dei gruppi di maggioranza. A che titolo? Della presenza ‘santantimese’ a Orta di Atella nella relazione stilata dalla commissione d’accesso non è fatto alcun cenno, ma non si esclude che questo sia da ricondurre alla necessità di mantenere l’indagine segreta.

Orta di Atella attrattiva di clan casertani e napoletani

In un territorio devastato da un accordo fra clan dei Casalesi e clan Mallardo, che hanno potuto contare su una classe di imprenditori e politici all’altezza del loro ‘spessore’, in un’area non risparmiata dagli interessi della famiglia Moccia di Afragola, a Orta di Atella ci mancavano proprio i clan Ranucci e Puca! Terra di nessuno, per anni diventata terra attrattiva di tutti: delinquenti, palazzinari, violenti e corrotti da Caserta a Napoli. Senza filtri e senza argini! Per incapacità di una risposta collettiva, mera negligenza o volontà di continuare a camminare nel solco sbagliato? Ciò che resta è che alla fine, a Orta di Atella, sembra che sia rimasto davvero ben poco di cui meravigliarsi!

Alessandra Tommasino

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