Circa novemila bufale abbattute solo nell’ultimo anno, al centro del problema i focolai di brucellosi che si registrano in Campania dove si raggiunge l’8% di infezione. La patria della produzione di latte di bufala e dei suoi derivati, tra cui spicca la mozzarella, si trova ancora a fronteggiare il problema delle migliaia di abbattimenti per superare l’infezione da brucellosi.
Una questione che va avanti dal 2014, ovvero da quando il piano di vaccinazioni per contrastare la zoonosi, è stato sostituito dall’applicazione di nuovo regolamento regionale che prevede l’abbattimento di capi di bestiame quando si supera la soglia di emergenza del 2% di infezione. La battaglia degli allevatori, che hanno inoltrato anche un ricorso al Presidente della Repubblica, si basa proprio sulla necessità di reintrodurre il sistema di vaccinazioni che aveva portato “il grado di infezione sotto la soglia del 2%”. In questa battaglia per la tutela del patrimonio bufalino campano sono scese in campo anche le amministrazioni comunali, tra cui quelle di Santa Maria la Fossa e Castel Volturno, i cui sindaci sono stati anche recentemente ascoltati in commissione Agricoltura del Senato. “Chiediamo che venga istituito un tavolo tecnico presso il ministero, affinché si trovi in fretta una soluzione al problema abbattimenti” fa sapere il sindaco di Santa Maria la Fossa Antonio Papa, territorio in cui ci sono circa 20 mila capi bufalini su una popolazione di 3 mila abitanti. “Dal 2010 ad oggi abbiamo portato avanti tante battaglie a favore degli allevatori e qualche frutto si vede, dato che il prezzo del latte è tornato ad essere equo, ora c’è da vincere quest’altra sfida che sta interessando un settore che è il vero fulcro dell’economia di un vasto territorio come quello del basso Volturno” sottolinea Papa. In questo senso basti pensare che solo in Campania ci sono circa 300 mila bufale, e nella sola provincia di Caserta viene allevato il 60% del patrimonio bufalino nazionale con circa 7 mila imprese agricole e mille allevamenti. La preoccupazione in questo momento per gli operatori è che continuando di questo passo il patrimonio bufalino venga depauperato, anche perché gli abbattimenti pesano moltissimo in termini economici, tanto che nemmeno gli indennizzi previsti dalla legge regionale riescono a calmare le proteste. Inoltre sono gli stessi allevatori che hanno presentato ricorso continuano ad essere scettici per il futuro, poiché i continui abbattimenti non “ci permettono di effettuare investimenti per ripopolare le stalle”.
Ecco perché si chiede alla Regione di applicare il regolamento 429 emanato il 31 marzo del 2016 dalla Comunità Europa e di ritornare ad un sistema di vaccinazione, che fino al 2013 aveva funzionato. Un sistema che fu poi cambiato per “evitare che la vaccinazione fosse estesa anche agli animali adulti e non solo ai vitelli” fa sapere Mario Schiavone consigliere delegato di Casal di Principe delegato alla questione agricoltura e allevamenti. Proprio in questo senso anche il comune di Casal di Principe, guidato dal sindaco Renato Natale ha deciso di appoggiare con un atto di indirizzo l’azione messa in campo dal Comune di Santa Maria la Fossa e degli allevatori, chiedendo di ripristinare il sistema di vaccinazioni. “Il metodo degli abbattimenti è oramai superato, in questo modo si affronta la questione in maniera arcaica” dice Mario Schiavone che aggiunge: “Attualmente abbiamo la scienza che può tutelare tutti gli attori della filiera, compreso il consumatore finale, è importante per questo applicare il regolamento europeo che doveva essere già recepito ed invece non se ne ha alcuna traccia”. Intanto nelle prossime settimane si attende l’arrivo di alcuni esponenti della commissione agricoltura che saranno in provincia di Caserta, per valutare da vicino il fenomeno.
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