Un nuovo welfare sociale a partire dal riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata, è possibile. Lo abbiamo sempre detto, proponendo alle amministrazioni locali di mettere al centro delle politiche sociali proprio i beni confiscati. Siamo felici che il percorso individuato stia dando dei frutti, in questo senso pensiamo infatti che vada la scelta dei comuni dell’Ambito sociale C6 (Aversa (capofila), Carinaro, Casaluce, Cesa, Gricignano d’Aversa, Sant’Arpino, Orta di Atella, Succivo e Teverola) di inserire, tra gli obiettivi prioritari del loro Piano di zona sociale, l’uso dei beni confiscati alla camorra. La decisione è maturata ascoltando le richieste di molte organizzazioni del terzo settore, consultate nei mesi scorsi.
Si tratta di una scelta che restituisce dignità ai beni confiscati, alla lotta per la legalità e alla cura delle persone a partire dall’organizzazione di tutte le parti sociali. Non vanno infatti, dimenticati gli esempi di associazioni che bene utilizzano le ex case dei camorristi, con interventi socio sanitari anche a beneficio dei diversamente abili, degli autistici e di tutti i soggetti svantaggiati. Preoccuparsi dei più deboli, offrendo validi esempi di programmazione vuol dire rafforzare le basi per Comunità sane e solidali. L’auspicio è che questa scelta sia riprodotta anche dai sindaci degli altri Ambiti sociali, come fondamentale opportunità di sviluppo del territorio.
I beni confiscati nella disponibilità dei comuni dell’Ambito C6 sono attualmente 36, ma altri 48 sono in arrivo da parte dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, che si occupa di gestire gli immobili recuperati alle mafie. Un patrimonio unico, pronto ad essere usato per rafforzare i servizi per le fasce più deboli della popolazione e per riprodurre le buone pratiche di economia sociale nate in questi anni. In tal senso, siamo pronti a dare il nostro contributo alla fase di co-progettazione, che speriamo si avvii al più presto.
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