Bengalesi contro il racket con Addiopizzo e la sentenza Maqueda a Palermo

Undici commercianti bengalesi, dando esempio di dignità e civiltà, denunciarono il racket a Palermo e il Tribunale con la sentenza Maqueda ha condannato gli estorsori.

Una sentenza senza precedenti

Tre anni fa, a Palermo vennero arrestati nove estorsori che avevano minacciato, rapinato e usato violenza contro 11 commercianti bengalesi. Il 4 aprile, il Tribunale di Palermo, si è espresso con una sentenza di condanna. Sebbene non facessero parte della famiglia mafiosa del quartiere, gli estorsori commisero i reati con modalità mafiose e con l’aggravante della discriminazione razziale. Una sequela di fatti e violenze che avevano messo a ferro e fuoco la strada di via Maqueda e il quartiere di Ballarò. Si tratta di una sentenza senza precedenti. Per la prima volta infatti, la denuncia collettiva ha visto coinvolti commercianti di origine straniera. Le storie di alcuni di loro sono incredibili: partiti quindici anni fa dal Bangladesh, dopo un lungo viaggio in mare, sono sbarcati sulle coste siciliane. Hanno aperto attività commerciali, hanno creato famiglie e concepito figli che si sono perfettamente integrati nel territorio.

La denuncia mentre si continuava a sparare

Tre anni fa, alcuni di loro – dicono dall’associazione Addiopizzo- ci contattarono perché vessati da anni da un gruppo criminale: richieste di denaro, minacce, rapine, furti e aggressioni erano all’ordine del giorno. La paura era tanta ed erano costretti a lavorare barricati all’interno delle loro attività e a chiuderle già nel primo pomeriggio perché all’imbrunire in via Maqueda il clima era da coprifuoco. Ci siamo conosciuti, abbiamo condiviso le loro sofferenze, si è instaurato un rapporto di fiducia ed è iniziato in clandestinità – mentre in via Maqueda si sparava in pieno giorno contro altri cittadini di origine straniera – un percorso di denuncia”.

Tutto in sinergia con la Squadra Mobile e con la Procura di Palermo

La sentenza è della terza sezione del Tribunale, che ha accolto la richiesta della Procura. “Ora speriamo – aggiunge Addiopizzo- che la scelta di denuncia di questi coraggiosi uomini sia un esempio nei confronti di molti che ancora oggi a Palermo e in altre aree del Paese si piegano alle estorsioni e ai condizionamenti mafiosi”. Nel processo dove nel corso delle udienze non sono mancati momenti di tensione, le vittime hanno testimoniato e raccontato con dignità e compostezza il terrore e le violenze subite. Perché, le organizzazioni criminali non discriminano ma basano la loro forza anche sul controllo del territorio e sfruttano tutti allo stesso modo, indifferentemente dal colore della pelle o dal passaporto.

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