di Antonio Pisani
Il caso della Termotetti fra ricorsi e sospensive. Può un’azienda finita al centro di un’indagine per tangenti e appalti pilotati, per di più interdetta per camorra, continuare a lavorare sul territorio in cui la camorra da sempre controlla le attività economiche? Sì, senza alcun problema, e se anche la prefettura del posto mette i bastoni tra le ruote, basta rivolgersi al Tar e poi cambiare, con l’aiuto di qualche commercialista “colletto bianco”, denominazione e sede sociale.
E’ il caso della Termotetti, azienda di Gioia Sannitica, paesino dell’Alto-Casertano, divenuta nota nel settembre 2016 quando scattò il blitz della Guardia di Finanza che portò in carcere per corruzione, in relazione ad alcuni appalti truccati finiti proprio alla Termotetti, gli allora sindaci di Piedimonte Matese Enzo Cappello e di Alvignano Angelo Di Costanzo, quest’ultimo anche presidente della Provincia (entrambi scarcerati si sono dimessi dalle cariche), e l’ex primo cittadino di Casagiove Elpidio Russo; in carcere finirono anche il patron dell’azienda Luigi Imperadore e il direttore operativo Francesco Raucci. entrambi poi scarcerati. Sei mesi dopo scattò il commissariamento, quindi la gestione dell’azienda, alla fine del 2017, fu ceduta al cognato di Imperadore, un modo per evidenziare una presunta discontinuità gestionale.
Ad inizio 2018 è arrivata l’interdittiva antimafia da parte della prefettura di Caserta, che ha accertato legami tra l’azienda ed esponenti del clan dei Casalesi, ritenendo inoltre che vi fosse continuità aziendale anche dopo il cambio di gestione. Nel luglio scorso però il Tar Campania ha revocato l’interdittiva, su ricorso dell’azienda, ricorrendo ad un formalismo da azzeccagarbugli; per i giudici amministrativi la prefettura non avrebbe infatti provato la continuità aziendale tra le due gestioni, quella di Imperadore e quella successiva, affidata al cognato. Cosa ovviamente incredibile visto il legame di parentela esistente tra i due amministratori. Però la sentenza ha permesso alla Termotetti di guadagnare tempo per provare a neutralizzare la prefettura di Caserta, che avrebbe potuto facilmente provare il legame esistente; l’azienda ha infatti cambiato denominazione, ora si chiama Nova Ecology srl, trasferendo la sede a Napoli, in modo da porsi sotto la competenza della prefettura di Napoli. L’amministratore è oggi un ex dirigente del Comune di Caserta, Messore. Per inciso, dopo l’indagine del 2016 e ancora oggi, la Termotetti – se si eccettua il Comune di Teano che già parecchi mesi fa ha revocato l’affidamento – gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti più o meno negli stessi centri i cui sindaci erano stati arrestati proprio per legami illeciti con i vertici societari; è tuttora presente ad Alvignano e Casagiove (lo è anche a Galluccio), mentre a Piedimonte Matese, solo qualche giorno fa, il Comune ha revocato il contratto d’appalto, ritenendo le novità nel nome e nella sede non fossero sufficienti “a garantire che la ditta abbia i requisiti previsti dalla vigente normativa“, e che “la sentenza del Tar non comporta la sussistenza ex se del requisito di iscrizione alla white list in capo alla Nova Ecology”. Peraltro, già qualche mese fa la prefettura di Caserta aveva “avvisato” le amministrazioni, attraverso una lettera in cui spiegava che anche la nuova azienda non è iscritta nella “white list”, ovvero la lista delle imprese “pulite” e non infiltrate in cui è obbligatorio iscriversi per partecipare ad appalti pubblici.
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