Il farmaco giapponese Avigan potrebbe essere una speranza contro il coronavirus. Parte la sperimentazione in Veneto.
Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha fatto sapere che da domani partirà la sperimentazione in Veneto per il farmaco giapponese Avigan. Un prodotto che è diventato improvvisamente popolare dopo il video posato da Cristiano Aresu sul suo profilo facebook. Il farmacista romano che vive in Giappone ha mostrato uno scorcio in cui si vedono persone che camminano tranquillamente per strada, come se il problema coronavirus non esistesse. Bambini, anziani, adulti tutti sono per strada a passeggiare normalmente. Il tutto sarebbe merito dell’Avigan che sarebbe efficace sul 91% dei pazienti se somministrato ai primi sintomi accertati tramite il tampone.
“Avigan è stato usato in Giappone per curare molti dei ceppi già noti del Coronavirus ma poi si sono resi conto che cura il 90% dei casi di Coronavirus. Infatti, quando sono arrivato qui in Giappone era vuoto per la paura ma poi da un paio di settimane hanno iniziato a sperimentare questo farmaco ed hanno visto che funziona bene. Perciò, la gente ha iniziato a vivere la sua vita quotidiana come si può vedere dalle immagini girate in diretta” di Aresu.
Avigan: cosa dice l’Aifa
Secondo quanto fatto sapere da Zhang Xinmin, direttore del centro nazionale cinese per lo sviluppo della biotecnologia, il farmaco ha un “livello elevato di sicurezza” ed è capace di “negativizzare il virus in quattro giorni”.
Sulla questione del famarco giapponese Aivagan, l’Aifa ha rilasciato una nota: “Il medicinale non è autorizzato né in Europa, né negli USA. Ad oggi, non esistono studi clinici pubblicati relativi all’efficacia e alla sicurezza del farmaco nel trattamento della malattia da Covid-19. Sono unicamente noti dati preliminari, disponibili attualmente solo come versione pre-proof (cioè non ancora sottoposti a revisione di esperti), di un piccolo studio non randomizzato, condotto in pazienti con Covid-19 non grave con non più di 7 giorni di insorgenza, in cui il medicinale favipiravir è stato confrontato all’antivirale lopinavir/ritonavir (anch’esso non autorizzato per il trattamento della malattia COVID-19), in aggiunta, in entrambi i casi, a interferone alfa-1b per via aerosol. Sebbene i dati disponibili sembrino suggerire una potenziale attività di favipiravir, in particolare per quanto riguarda la velocità di scomparsa del virus dal sangue e su alcuni aspetti radiologici, mancano dati sulla reale efficacia nell’uso clinico e sulla evoluzione della malattia. Gli stessi autori riportano come limitazioni dello studio che la relazione tra titolo virale e prognosi clinica non è stata ben chiarita e che, non trattandosi di uno studio clinico controllato, ci potrebbero essere inevitabili distorsioni di selezione nel reclutamento dei pazienti“.
CORONAVIRUS: AGGIORNAMENTI DAL GIAPPONE. NON SMETTIAMO DI LOTTARE.
Pubblicato da Cris Ares su Sabato 21 marzo 2020