La quarantena non aiuta l’autismo. I genitori delle persone autistiche chiedono la ripresa delle terapie. Enzo Abate presidente della Forza del Silenzio lancia appello.
Non va bene, non va proprio bene. Le persone autistiche non ce la fanno più a rispettare i divieti e in molti casi neppure capiscono cosa sia Coronavirus e cosa siano la quarantena. I genitori non riescono più a tenerli sereni in casa. E’ necessario ed urgente uno scatto da parte dell’Asl e della Regione, non basta la telefonata di monitoraggio, non bastano gli incoraggiamenti. E’ vitale riprendere le terapie. Il primo a lanciare un disperato grido di allarme che fa tremare i polsi, è Enzo Abate presidente dell’associazione La Forza del Silenzio. Abate è però prima di tutto il papà di Gennaro e Maurizio, due gemelli autistici. “Non sta andando tutto bene, da molto ormai non va e con oggi abbiamo raggiunto l’apice delle nostre difficoltà, ci sentiamo denigrati da chi dovrebbe sostenerci, supportarci, da chi dovrebbe prendere le decisioni giuste, ascoltarci veramente anziché dichiarare il falso e scrivere tutt’altro. Cerchiamo-scrive Abate- di esserci, cerchiamo di risollevarci, cerchiamo di autoconvincerci che andrà tutto bene, ma #oggino. Ci sono quei giorni in cui tutto crolla, ci sono giorni in cui tutto diventa maledettamente difficile e ti senti solo, abbandonato, senza voce che non riesci ad urlare il tuo bisogno di aiuto”.
Terapie essenziali
La battaglia delle famiglie per i loro cari affetti da autismo non si è mai fermata e ora più che mai vive una difficoltà che probabilmente si stenta a comprendere fino in fondo, perché non bastano le teorie, non bastano i libri e non bastano le ricerche per capire cosa prova una mamma e cosa un papà nell’assistere una persona autistica. Hanno bisogno di essere seguiti costantemente con operatori specializzati. “Guardiamo con speranza al domani, ma vogliamo ricordare a tutti, al mondo intero, alle istituzioni, che ci siamo anche noi, famiglie come la mia, genitori come me che stanno affrontando una lotta due volte più grande. Non ci arrenderemo ma a volte abbiamo paura, la paura che tutto andrà sempre peggio”, dice Enzo Abate e come e con lui molti altri papà.
I genitori sono stremati
Giorgio Marino, è il papà di Giuseppe, un ragazzo autistico di 29 anni e quello che descrive è una quotidianità che non può più passare sotto silenzio. “Per 20 giorni da quando ha chiuso il centro è andata molto bene. Avere il papà a casa e stare a casa è una bella novità anche se le richieste delle sue attività quotidiane era costante. Dopo 20 giorni non ce l’ha fatta più ed è esploso ed allora botte, schiaffi, morsi etc.( è 95 kg di muscoli per 178 cm)non c’è nulla che lo rassicuri, anche la passeggiatina in macchina che fa ogni giorno non serve a molto perché si è rotto totalmente l’equilibrio dato dalla strutturazione del tempo”. “Mio figlio Salvatore va in frustrazione tre o quattro volte al giorno e in quei momenti per contenerlo in due, io e la mamma, dobbiamo impegnarci per far sì che non faccia male a noi e in primis a se stesso”, racconta ancora Alfonso Diana. E’ necessario che le terapia vengano ripristinate per poter aiutare chi in questo momento sta soffrendo una realtà malamente sopportabile. “Nel nostro caso è l’unica fonte di equilibrio e forza per noi e i nostri ragazzi”, dice Alessandro Fazio, padre di Alfredo fortemente destabilizzato dall’assenza di terapie.
Tina Cioffo