Negli ultimi giorni sono state approvate nuovi insetti commestibili: ecco tutto quello che devi sapere su questa nuova tendenza.
Negli ultimi anni la discussione sull’emergere di nuove risorse alimentari ha creato grandissimo dibattito, soprattutto nel vecchio continente.
Anche qui in Italia si è spesso parlato dell’utilizzo di insetti come alimento di tutti i giorni, incontrando la contrarietà di molti. Fa perciò discutere la notizia dell’approvazione di nuove specie di insetti come cibo. Ecco tutto quello che c’è da sapere su questo argomento.
Uno dei Paesi maggiormente all’avanguardia per quanto riguarda l’alimentazione con insetti è certamente Singapore. La città-Stato ha infatti appena approvato 16 nuove specie di insetti come sicure per essere considerate come cibo. Si tratta di una scelta che apre nuovi scenari per quanto riguarda l’offerta gastronomica del Paese e che alimenta il dibattito sulle nuove soluzioni alimentari che dovrà affrontare il mondo.
Tra le specie che sono state approvate per il consumo alimentare figurano i grilli, le larve di falene, le cavallette e una tipologia di ape mellifera. Il consumo di insetti viene visto come una ricca fonte alternativa di proteine, molto più sostenibile a quelle animali. Una visione promossa anche dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.
In Europa è ancora vivo il dibattito riguardo l’approvazione di alcune specie di insetti come fonti alimentari. Mentre Singapore, come abbiamo detto, si distingue per via dell’ampi varietà di insetti approvati e accessibili come alimento. Tra i prodotti approvati si possono trovare anche il cioccolato contenente insetti e larve di scarabeo marinate, oppure olio di insetti. Nella lista rientra anche la larva gigante di scarabeo rinoceronte e l’ape mellifera europea. Per molti si tratta di una nuova opportunità per l’industria alimentare globale, soprattutto per via della sostenibilità di questo processo.
La “coltivazione” e il consumo di insetti richiede infatti molta meno acqua rispetto ad un allevamento animale (specie se intensivo). Inoltre, è richiesto molto meno spazio e il risultato è un numero estremamente minore di emissioni di gas serra. Si tratta quindi di un’ottima alternativa che può permettere agli esseri umani di rispettare il proprio fabbisogno alimentare – soprattutto in termini di proteine – e di rispondere alle esigenze del pianeta che la crisi climatica globale ci chiede di rispettare. Quello che succederà in Europa non è ancora possibile prevederlo, ma nel resto del mondo, soprattutto nelle zone asiatiche, sembra che questa tendenza sia più facilmente accettata.
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