Amministratori sotto tiro, stabile la provincia di Caserta. Per la Campania primato nazionale

Con 92 atti intimidatori registrati nel 2019, la Campania si conferma per il terzo anno consecutivo il territorio maggiormente “sotto tiro”. Sono 52 i Comuni coinvolti dal fenomeno nel 2019, il 10% del totale in Campania. Nel triennio 2017-2019 Avviso Pubblico ha censito nella regione 271 casi, un’inquietante media di una minaccia ogni quattro giorni.

Stabili i casi censiti nella provincia di Caserta (14 casi) dove si è assistito ad una recrudescenza del fenomeno a partire dal 2017. A Vairano Patenora un uomo è entrato in Municipio e ha colpito violentemente con pugni e calci prima un impiegato comunale e successivamente il Sindaco Bartolomeo Cantelmo. A Vitulazio è andata in fiamme l’auto dell’assessore ai Lavori Pubblici, Francesco De Gaetano. A Villa Literno esplicite minacce al consigliere Antonio Ucciero, a cui è stato scritto “ti diamo fuoco”. Ad Aversa una lettera minatoria con un proiettile all’interno è stata recapitata a Benedetto Zoccola, assessore comunale ai Lavori pubblici. L’assessore è sotto scorta dal 2012, da quando svolgeva il ruolo di vicesindaco di Mondragone. Nel 2015 aveva subito un attentato perpetrato con una bomba, fatta esplodere sul davanzale della finestra di casa che gli ha fatto perdere l’uso dell’orecchio e dell’occhio destro. Cinque i casi censiti in altrettanti Comuni nella provincia di Benevento. Nel capoluogo una busta con all’interno dei proiettili e minacce di morte è stata recapitata al presidente del consorzio ASI (Area Sviluppo Industriale della Provincia), Luigi Barone. A Puglianello una lettera minatoria che lo invitava ad un appuntamento presso il cimitero è stata inviata al Sindaco Francesco Maria Rubano.

Nella Provincia di Napoli il 45% dei casi censiti nella regione

La provincia di Napoli conferma il proprio record negativo: con 41 casi è la prima per numero di intimidazioni nel Paese. Un primato raggiunto costantemente negli ultimi cinque anni, fatta eccezione per il 2016. 15 i Comuni della provincia colpiti nel 2019. A Napoli si segnalano, in continuità con il 2018, i reiterati atti intimidatori e le aggressioni rivolte al consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, impegnato su vari fronti, tra cui quella del contrasto ai parcheggiatori abusivi. Sempre in città si segnalano le numerose aggressioni subite dagli agenti della Polizia locale e l’incendio della moto di un ingegnere, dirigente dell’Area Cimiteri del Comune.

Ripetuti atti intimidatori hanno visto finire nel mirino gli amministratori e il personale del Comune di Bacoli nei mesi di luglio e agosto. È stata dapprima recapitata una busta con proiettili al Funzionario a capo dell’Ufficio Commercio e Demanio del Comune. Successivamente il Sindaco Josi Gerardo Della Ragione ha ricevuto numerose telefonate minatorie, da un anonimo che ripeteva la stessa frase: “Farai la stessa fine di Don Peppe Diana”. Dopo il corteo organizzato per esprimere solidarietà all’ amministrazione, il consigliere comunale Alessandro Parisi ha ritrovato una molotov fuori dalla propria abitazione.

A San Giorgio a Cremano sono andati a fuoco prima lo scooter del Sindaco Giorgio Zinno, poi le auto del consigliere Ciro Russo. Nel 2018 il primo cittadino aveva ricevuto una lettera minatoria. Ad Ercolano il sindaco Ciro Buonajuto ha denunciato ai Carabinieri di aver ricevuto due lettere anonime di minaccia al suo studio legale, oltre a telefonate minatorie giunte alla segreteria del Comune. A Cicciano incendiata nella notte l’auto dell’assessore Maria De Riggi. A Sant’Antimo, dopo le intimidazioni già registrate nel 2018, una lettera minatoria è stata spedita ad un consigliere comunale di maggioranza.

Mafia liquida

Il consiglio comunale di Sant’Antimo è stato sciolto per infiltrazioni mafiose nel marzo 2020. Camorra, una “mafia fluida” Relativamente alla Camorra – o per meglio dire “Camorre” – la Direzione Nazionale Antimafia evidenzia come principali elementi che la caratterizzano aspetti come una perdurante frammentarietà, che comporta una notevole difficoltà nel tracciarne le linee evolutive. Non esiste infatti un fenomeno criminale omogeneo: la discontinuità e la “pulviscolarità” dei gruppi che operano la rendono, secondo la definizione data dalla DNA, una mafia fluida. “Le strutture organizzative si sovrappongono le une alle altre, generando forme ibride, frutto di veloci processi di decomposizione e ricomposizione, in modo incerto e temporaneo, volatile. Un continuum che non possiede la trasparenza della liquidità, ma porta con sé l’opacità della melma, nella quale si smarriscono confini e riferimenti, si alterano i rapporti di forza, si nascondono i veri detentori del potere.

Una vischiosità in cui la forza bruta della violenza e i metodi intimidatori si sposano con più raffinate tecniche di persuasione, di convincimento. I mondi e gli scopi illegali trovano la loro dimensione, prima subdolamente parassitaria e, poi, prepotentemente monopolistica, negli istituti e nei circuiti legali, che vengono infettati, corrotti, condizionati. Non siamo di fronte al caos ma ad una realtà criminale che è data dalla coesistenza di nuclei compatti, spesso autosufficienti, che per ragioni vocazionali o successorie sviluppano caratteristiche peculiari e maturano abilità criminali specialistiche. Ciò comporta una elevata mutevolezza delle alleanze tra i vari gruppi: esse spesso non assurgono neppure alla condizione di veri/stabili patti vincolanti, dovendosi perlopiù riscontrare l’esistenza di meri accordi temporanei, una sorta di joint venture, finalizzati alla realizzazione di specifici progetti comuni. Collaborazioni delinquenziali destinate a terminare quando l’obiettivo comune è stato raggiunto e pronte a ricostituirsi, anche con partner prima nemici tra loro, in una sarabanda di doppi giochi e tradimenti, non di rado suggellati da omicidi o da azioni clamorosamente violente.

 

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