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Al Bingo per drogarsi e perdere tutto, storia di game over

Le sale Bingo erano per lui il posto sicuro dove poter vivere le sue dipendenze senza dover dar spiegazioni. Protetto da slot machine e tavoli da gioco, Nando si è autodistrutto.

di Tina Cioffo

Ho perso tutto e da un giorno all’altro non avevo dove andare a dormire né da mangiare e vestire. Queste persone, angeli in terra, mi stanno ricostruendo pezzo dopo pezzo e io con loro so di potercela fare”. Il racconto di Nando, 51 anni di Napoli, tossicodipendente è fatto di dolori mai del tutto accettati e tornati a presentargli il conto con gli interessi. La sua storia, è cominciata quando era un bambino di 11 anni. Il giorno in cui suo padre ebbe un ictus in macelleria rimase orfano e obbligato a bruciare tutte le tappe. “Fino a quel momento, ero un ragazzino normale, andavo a scuola e mi piaceva giocare a calcio. Avevo amici sani e con loro stavo bene, ma poi – confessa- tutto è cambiato”. Uno sliding doors e Nando entra in un’altra dimensione. Gli amici del calcetto furono sostituiti dal gruppo delle scorribande, la scuola dal lavoro e il bambino investito da mille responsabilità, un uomo in balia dei venti. “Sentii di dover prendere il posto di mio padre, di dover portare soldi a casa e tentare di non far mancare nulla a mia mamma. Sbagliai tutto e – ammette- di errori ne ho commessi tanti e a lungo”.

Comincia a drogarsi, a giocare e a commettere ogni tipo di azione per poter assicurarsi le sue dosi diventando vittima, in un sol colpo, delle sostanze e di un delirio di onnipotenza senza via di uscita. Nessuno se ne accorgeva perché non ero mai trasandato e riuscivo a tenere testa alle apparenze, in fondo dice Nando- è questo che la maggior parte delle volte si guarda e si giudica. Sono sempre stato nel settore dell’abbigliamento con compravendite non sempre legali e il commercio mi fece incontrare la mia prima fidanzata. Si chiamava Rita, dovevamo sposarci, suo padre pensando di distogliermi dalle cattive amicizie del quartiere, aveva deciso di farmi gestire con la figlia un negozio di abbigliamento ad Ischia”. Poteva essere la salvezza ma andò diversamente. Nando andò in overdose tra jeans, felpe e t-shirt e riuscì a salvarsi perchè un collega lo vide riverso a terra e chiamò i soccorsi. “In ospedale si scoprì tutto, ero vivo ma anche un po’ morto”. La droga continuò a far parte della sua vita fino all’incontro con la sua attuale moglie. “La invitai al cinema ma mi disse che sarebbe uscita con me solo se non mi fossi più drogato. Mi chiusi in casa e scesi nell’inferno. In poco meno di due mesi mi ero disintossicato“. Dolori e sofferenze erano stati però messi solo in pausa e lasciati irrisolti. L’inferno tornò quando i suoi primi due figli, furono accoltellati per una diatriba nata da una stupida questione di rivalità in amore. La paura di perderli entrambi lo fece soccombere. Ricominciò a drogarsi e per farlo si nascondeva nelle sale Bingo accettando come compagne le slot machine, i tavoli del gioco d’azzardo, l’alcol che pagando non gli veniva rifiutato ed il puzzo di moquette intrisa di fumo. Fra quelle mura animate da speranze disilluse e patologie non affrontate, nessuno ti chiede niente. Puoi fare di tutto e sei come un fantasma perchè in fondo anche quello è come un inferno e nell’inferno o ci bruci o ti salvi.

L’ultima volta a casa mia – spiega- ho dato il peggio di me, ero senza controllo e rompevo ogni cosa mi capitasse a tiro. L’interruttore della mia follia lo spensero i miei figli, la più piccola che uscita dalla cameretta mi guardò con terrore e il mio terzo figlio maschio che atterrito e deluso,, senza trovare la forza di piangere mi disse solo: “Papà smettila”. Mi fecero rendere conto di quello che ero diventato”. La ricostruzione è cominciata. Accolto dal Serd del Dipartimento delle Dipendenze Patologiche (DDP) guidato dal direttore Vincenzo D’Auria, da otto mesi Nando vive ad Acerra, ospite del Gruppo Appartamento Stop and go nato nell’ambito del progetto Game Over finanziato da Fondazione CON IL SUD per il contrasto delle dipendenze, con un ampio partenariato capeggiato dalla cooperativa sociale Officina dei Talenti, insieme a Un Fiore per la vita, Regina Pacis, Il Millepiedi, P.a.s.s. e l’Asl Napoli 2 nord.

 

 

redazione

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