A scuola sui beni confiscati alle mafie, accordo Miur e Commissione parlamentare antimafia

A scuola sui beni confiscati alle mafie, accordo Miur e Commissione parlamentare antimafia

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e la presidenza Parlamentare Antimafia hanno deciso di lavorare insieme per inserire la scuola nell’avanguardia della lotta alla criminalità organizzata e offrire così un nuovo modello di cittadinanza. L’obiettivo è realizzare esperienze di alternanza scuola-lavoro non soltanto in aziende votate al profitto, ma anche nelle realtà cooperative che lavorano nel sociale e che ogni giorno si fanno carico di grandi responsabilità. “Insieme al ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti stiamo lavorando a un Protocollo di Intesa tra il MIUR e la presidenza della commissione Antimafia per realizzare nuove forme di partecipazione e interdipendenza tra mondo dell’associazionismo, della scuola e del lavoro. Miur e antimafia per fare alternanza scuola lavoro sui beni confiscati”, ha annunciato il presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra. “Una rivoluzione culturale, un nuovo modello di cittadinanza. Finalmente anche le scuole inizieranno a collaborare con le associazioni e le cooperative che operano all’interno dei beni confiscati alle mafie”, ha aggiunto il presidente della Commissione.

Dai beni confiscati per far ripartire il Paese

Si comincia dalla Calabria con la cooperativa Valle del Marro, nel comune di Polistena per incontrare studenti e professori delle scuole della Piana di Gioia Tauro. Il progetto non tarderà ad arrivare anche in Campania ed in particolare in provincia di Caserta, la quarta per numero di beni confiscati alla criminalità organizzata.“I beni confiscati sono il segno della vittoria dei cittadini unitamente allo Stato. E’ il nostro patrimonio comune, che – ha spiegato Morra- tornando nelle disponibilità locali viene finalmente gestito nel rispetto delle regole democratiche. Una vera e propria rivoluzione copernicana che ci consente di mandare un messaggio forte al resto del Paese: le mafie si sconfiggono solo se davvero tutti iniziano a mettere al centro la cultura. Cultura del rispetto, cultura della legalità, cultura del diritto, cultura in cui i deboli sono messi al centro della vita quotidiana e non lasciati ai margini”.

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