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Categories: Cronaca

A 12 anni dall’uccisione di Domenico Noviello, il ricordo della figlia Mimma

Sabato 16 maggio sarà il 12esimo anniversario di Domenico Noviello, imprenditore antiracket ucciso dalla camorra. La figlia Mimma Noviello, ne traccia il ricordo.

La deposizione dei fiori dinanzi al monumento a Baia Verde, per Domenico Noviello, imprenditore ucciso dalla camorra il 16 maggio del 2008, è sempre stato un momento condiviso. Quest’anno però sarà diverso e sabato mattina, in occasione del dodicesimo anniversario, di buon’ora non arriveranno le autorità, dal Prefetto al commissario nazionale Antiracket, non ci sarà la Fai, non ci saranno i rappresentanti provinciali delle forze dell’ordine e nemmeno i volontari delle associazioni come Libera, Comitato don Peppe Diana e Coordinamento dei familiari delle vittime innocenti insieme agli studenti e qualche cittadino che non è mai mancato. L’impedimento è dettato dalle misure di contenimento per evitare contagio Covid-19 ed è questa condizione di sospensione che ha indotto la figlia di Domenico Noviello, Mimma a riflettere sulla solitudine che l’imprenditore ha forse vissuto negli anni dopo la denuncia degli estorsori. Insieme al padre ricorda anche Valerio Taglione, coordinatore del Comitato don Diana, morto l’8 maggio scorso “un caro amico, un uomo vero, sempre presente e in prima linea contro la camorra”.

La solitudine di mio padre

“Questo periodo lunghissimo fatto di angoscia, solitudine mi ha riportato indietro nel tempo. Mi ha riportato nel 2001, il periodo della denuncia dell’estorsione, quando camminavo con mio padre per le strade di Caserta e lui era ansioso e si guardava intorno preoccupato. Quando si guardava le spalle perché si aspettava di tutto, non entrava nei bar, evitava i luoghi affollati perché si sentiva in pericolo. Mi ha riportato alla mente quando a Castel Volturno tutti lo scansavano come un “lebbroso”, quando tutti si tenevano lontani ben più di un metro. Quanta solitudine avrà sentito, lo capisco solo oggi. Seppure il paragone è improprio, la mente fa giri strani e questa epidemia mi ha portato a sentire la solitudine di mio padre, a provare l’impotenza che ha provato mio padre di fronte a una macchina criminale spietata e senza scrupoli”, scrive Mimma Noviello. A Castel Volturno in quegli anni non c’era nessuno che denunciasse, ora è diverso grazie anche alle associazioni che hanno incoraggiato altri imprenditori e commercianti.

La storia

Fu ammazzato dal gruppo di fuoco del camorrista Giuseppe Setola. Il killer che nel 2008 seminò morte e terrore in provincia di Caserta ed in parte anche in quella di Napoli. In nove mesi, ammazzò 19 persone al solo scopo di impaurire e riportare il controllo sul territorio del clan dei Casalesi. Per farlo si mise a capo di un gruppo di fuoco che aveva la sua ispirazione nella fazione camorristica di Francesco Bidognetti, alias ‘Cicciotto e mezzanotte’ del clan dei Casalesi. Domenico Noviello, vittima innocente della camorra fu ucciso perché aveva denunciato il racket che erano andati a chiedergli nella sua autoscuola a Castel Volturno e perché il suo omicidio doveva essere da monito per gli altri imprenditori, inducendoli a sottostare al ‘pizzo’. Quando la polizia, alle 7 e trenta di quel tragico 16maggio del 2008 arrivò in viale Lenin, a Baia Verde, l’auto di Domenico Noviello imprenditore originario di San Cipriano D’Aversa in provincia di Caserta, titolare di un’agenzia automobilistica, era ancora in moto e con la marcia a folle. Sul posto furono trovati 25 proiettili.

Il senso di giustizia

Il processo che ha portato alla condanna per quell’omicidio è stato lungo e l’ultimo atto è stato scritto lo scorso dicembre. “Quante notti insonni, quante lacrime versate, quando pensavo di aver visto tutto: le lungaggini legali/burocratiche; Le ore trascorse nelle aule dei tribunali dove ho visto assassini con la maschera di innocenti, “autorevoli personaggi dell’antimafia” con la maschera dell’ipocrisia (come faranno con queste restrizioni a indossare un’altra maschera per proteggere le vie respiratorie dal contagio Covid19). Non dimentico il tentativo maldestro di boicottare il libro “L’altro Casalese”, dedicato alla storia di mio padre e le sue censure; le scarcerazioni scellerate di persone che fuori hanno ucciso senza pietà; l’impossibile che diventa realtà: i buoni chiusi dentro e i cattivi fuori”, dice Mimma Noviello dalla ferita ancora aperta e senza cicatrici, non risparmiando rimproveri ma senza nomi e sottolineando l’allarme per le scarcerazioni a cui si è assistito nell’ultimo periodo con il coinvolgimento del Dap.

Tina Cioffo

redazione

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