Ecoattivisti, l’approvazione della “norma anti Gandhi” rende illegali le loro proteste

L’articolo 14 del Ddl sicurezza prevede il carcere da sei mesi fino a due anni per chi intralcia il traffico o la circolazione sui binari

Si prospettano tempi duri per gli ecoattivisti e per tutte le altre categorie che sono solite protestare intralciando il traffico o la circolazione sui binari. La Camera dei Deputati ha dato il via libera a diversi articoli del Ddl sicurezza e tra questi ce n’è anche uno, il 14, che introduce delle sanzioni più severe per disincentivare alcune forme di manifestazione del dissenso. In particolare prevede il carcere da sei mesi fino a due anni per i gruppi più numerosi di due persone che rendono impossibile il passaggio di automobili, motociclette, treni e altri mezzi di trasporto. Sono comunque previste anche delle pene per le singole persone che scelgono di protestare in questo modo: la reclusione fino a un mese e il pagamento di una sanzione per un massimo di 300 euro.

Le opposizioni parlano di “norma anti Gandhi”

Il provvedimento è stato ribattezzato dalle opposizioni “norma anti Gandhi” ed è stato definito dall’ex presidente della Camera Laura Boldrini “un articolo liberticida contro i lavoratori e contro gli ecoattivisti”. Gianni Cuperlo, deputato del Partito Democratico (PD), ha osservato che, con questa norma, “se un migliaio di studenti occupa la sede stradale rischia di incorrere in un reato”.

Un blitz di Ultima Generazione
Un blitz di Ultima Generazione | ANSA/Francesca Fargnoli – iReporters.it

Dura la replica di Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato: “La sinistra non la capisco. Ma quale norma anti-Gandhi. Gandhi è stato un eroe della libertà, qui parliamo di teppisti della stupidità. Ce li avete presenti gli eco-attivisti che a Roma si calano dai ponti sul Gra con i loro cartelli, col rischio di causare incidenti stradali? Non vorrei rallentare l’iter del Ddl Sicurezza ma quando passerà in Senato ho in mente di proporre anche l’introduzione del ripristino dei luoghi: cioè chi imbratta, chi blocca, chi danneggia, poi con l’olio di gomito dovrà rimediare”.

Gli altri reati previsti dal Ddl sicurezza

La Camera ha approvato anche nuove fattispecie di reato e aggravanti previste dal Ddl sicurezza, tra cui un inasprimento della pena prevista per l’occupazione abusiva delle case. “Chiunque, mediante violenza o minaccia, occupa o detiene senza titolo un immobile destinato a domicilio altrui o sue pertinenze, ovvero impedisce il rientro nel medesimo immobile del proprietario o di colui che lo detiene legittimamente, è punito con la reclusione da due a sette anni. Alla stessa pena soggiace chiunque si appropria di un immobile altrui o di sue pertinenze con artifizi o raggiri, ovvero cede ad altri l’immobile occupato. Fuori dei casi di concorso nel reato, chiunque si intromette o coopera nell’occupazione dell’immobile, ovvero riceve o corrisponde denaro o altra utilità per l’occupazione medesima, soggiace alla pena prevista dal primo comma. Non è punibile l’occupante che collabori all’accertamento dei fatti e ottemperi volontariamente all’ordine di rilascio dell’immobile. Il delitto è punito a querela della persona offesa. Si procede d’ufficio se il fatto è commesso nei confronti di persona incapace, per età o per infermità”, si legge nel testo dell’articolo 10.

Il provvedimento è stato prontamente soprannominato “norma anti-Salis”, in riferimento all’europarlamentare che da mesi si trova al centro di una polemica perché in passato avrebbe occupato abusivamente una casa popolare, accumulando un debito di 90mila euro.

È prevista poi un’aggravante per i reati commessi “all’interno o nelle immediate adiacenze delle stazioni ferroviarie e delle metropolitane o all’interno dei convogli adibiti al trasporto di passeggeri”. Le opposizioni non hanno esitato a definire la norma “ideologica e priva di coerenza” e a esprimere perplessità sul fatto che un reato grave come, per esempio, uno stupro possa essere punito in modo diverso in base a dove avviene.

È stato anche approvato l’articolo 15, che cancella l’obbligo di rinviare l’esecuzione della pena per le detenute madri o incinte. Inizialmente sembrava che Forza Italia avrebbe dovuto presentare un emendamento per mantenere l’obbligo per le detenute con figli di età inferiore ai 12 mesi, ma poi il partito ha deciso di ritirare la proposta e di allinearsi con Lega e Fratelli d’Italia. Resterà però l’emendamento, firmato dal capogruppo di FI alla Camera Paolo Emilio Russo, secondo cui “entro il 31 ottobre di ciascun anno, il governo presenta al Parlamento una relazione sull’attuazione delle misure cautelari nei confronti delle donne incinte e delle madri di prole di età inferiore a tre anni”.