Plastica, l’India è il più grande inquinatore al mondo

Il Paese contribuisce a quasi un quinto delle emissioni globali di questo materiale: come si è arrivati a questa drammatica situazione

L’India è il più grande inquinatore di plastica al mondo, responsabile di quasi un quinto delle emissioni globali di questo materiale. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature, condotto dai ricercatori dell’Università di Leeds, ha rilevato che ogni anno il Paese rilascia circa 9,3 milioni di tonnellate di plastica nell’ambiente, una cifra impressionante che contribuisce in modo significativo ai 50,2 milioni di tonnellate totali emessi su scala globale. Questo dato non solo è allarmante per le sue dimensioni, ma anche per l’impatto devastante che ha sull’ecosistema e sulla salute pubblica.

La situazione è resa ancor più critica dalle condizioni delle discariche nelle principali città del Paese, con New Delhi che rappresenta un caso emblematico. Le discariche di Ghazipur, Bhalswa e Okhla, nella capitale indiana, sono diventate veri e propri monumenti al fallimento nella gestione dei rifiuti, con cumuli di spazzatura che raggiungono altezze fino a 60 metri. Questi enormi depositi di rifiuti, infestati da uccelli e insetti, rappresentano una costante minaccia per la salute dei residenti e sono simboli di una crisi che si estende ben oltre i confini della capitale, interessando tutto il territorio nazionale.

Il problema delle infrastrutture

Uno dei problemi principali che ha portato a questa drammatica situazione è la carenza di infrastrutture adeguate per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. In molte aree del Paese, soprattutto nelle regioni rurali e nelle periferie urbane, la gestione dei rifiuti solidi è frammentaria e inefficiente. Questo porta all’accumulo incontrollato di rifiuti di plastica in discariche a cielo aperto, fiumi, e oceani, contribuendo all’inquinamento non solo dell’India, ma del pianeta intero. Anche le politiche ambientali indiane, pur esistendo sulla carta, spesso risultano di difficile attuazione a causa di mancanza di risorse, coordinamento e volontà politica, con il risultato di un’applicazione debole e inefficace.

accumulo plastica
I risultati del tracciamento della plastica – Unsplash – ireporters.it

Il lavoro della Cina

In confronto, la Cina, che in passato ha condiviso con l’India il primato di essere uno dei principali inquinatori di plastica, ha compiuto significativi progressi negli ultimi quindici anni. Attraverso ingenti investimenti in sistemi di raccolta e trattamento dei rifiuti, il gigante asiatico ha ridotto in modo considerevole la propria impronta ambientale. Ciò è stato possibile grazie a un’economia più forte e a una volontà politica più decisa, che ha consentito di mettere in campo strategie mirate e risorse adeguate. L’India, purtroppo, non ha ancora raggiunto questo livello di sviluppo e si trova a fronteggiare una serie di ostacoli, tra cui la disparità economica rispetto alla Cina, che rende difficile replicare il modello di successo cinese.

Un altro aspetto preoccupante è l’enorme quantità di rifiuti solidi urbani che vengono bruciati in India. Secondo i dati, la combustione dei rifiuti nel Paese raggiunge livelli simili a quelli delle nazioni con il più alto tasso di incenerimento, come Nigeria, Indonesia, Cina e Russia, con tutte le conseguenze negative in termini di emissioni di gas serra e di sostanze tossiche che derivano da questo processo. Questa pratica, ancora ampiamente diffusa, non solo contribuisce al cambiamento climatico, ma rappresenta anche una minaccia immediata per la salute delle comunità locali, esposte a fumi nocivi e all’inquinamento dell’aria.

Il tentativo di arginare il problema

Nonostante la gravità della situazione, negli ultimi anni il governo indiano ha iniziato a prendere provvedimenti per affrontare l’inquinamento da plastica. Nel 2022, l’India ha introdotto un divieto su 19 categorie di plastica monouso, come bicchieri, cannucce e posate di plastica, nel tentativo di ridurre la quantità di rifiuti generati. Tuttavia, l’attuazione di queste misure è stata discontinua e i risultati ottenuti finora sono stati limitati. La mancanza di controlli adeguati e la scarsa consapevolezza tra la popolazione hanno reso difficile l’effettiva applicazione del divieto, che non ha ancora portato a una riduzione significativa dell’inquinamento.