Avete mai sentito parlare delle Olimpiadi lunari? Ecco la storia di due eventi unici nella storia dell’uomo
In questi giorni l’attenzione del mondo è tutta sui Giochi Olimpici di Parigi 2024, un evento di sport affascinante che, ogni 4 anni, riesce a tenere incollate agli schermi miliardi di persone in tutto il mondo. Nonostante siano, vista la loro cadenza quadriennale e il loro fascino, eventi unici, nella storia ci sono state due Olimpiadi ancora più particolari dato che si sono svolte… sulla Luna! Ecco tutto ciò che c’è da sapere a riguardo.
Olimpiadi lunari, la storia dei Giochi Olimpici degli astronauti
Lo spirito olimpico, ogni volta, arriva in ogni angolo del mondo… e a quanto pare non solo! A prova di ciò, ci sono le esperienze degli astronauti delle missioni Apollo 14 e 16, che durante le loro esplorazioni lunari, circa 50 anni fa, si cimentarono in quelle che furono successivamente denominate le prime Olimpiadi lunari. Non si trattava di spettacolari evoluzioni, ma di una serie di salti in alto, lanci del giavellotto e colpi di golf, volti a dimostrare (con scarsi risultati a causa delle ingombranti attrezzature) come la minore gravità della Luna avrebbe permesso agli ipotetici atleti lunari di infrangere tutti i record stabiliti dai loro omologhi terrestri. Ma vediamo nel dettaglio queste due edizioni così insolite dei Giochi Olimpici.
Le prime Olimpiadi lunari, 1971
Dopo l’esperienza della missione Apollo 13, l’entusiasmo per il riuscito allunaggio della successiva spedizione lunare dell’Apollo 14, avvenuto nel 1971, spinse gli astronauti Alan Shepard ed Ed Mitchell a cimentarsi in quelle che sarebbero state ricordate come le prime Olimpiadi lunari.
I due astronauti si sfidarono in tiri da golf e lanci del giavellotto. Per il golf, come mostrano i video delle missioni, Shepard utilizzò una vera mazza da golf portata dalla Terra. Per il giavellotto, invece, impiegarono un pezzo di un raccoglitore di vento solare come sostituto dell’attrezzo sportivo.
Per anni, Shepard e Mitchell scherzarono sull’esito delle gare, con Mitchell che vantava di aver vinto la medaglia d’oro nel lancio del giavellotto lunare, superando Shepard di soli 10 centimetri. Senza un arbitro lunare, il risultato rimane tuttora incerto.
Più noto e documentato è il tiro di golf di Alan Shepard. Inizialmente, Shepard affermò di aver lanciato la pallina per chilometri, ma 50 anni dopo, le immagini restaurate in alta definizione della missione rivelarono che la pallina aveva percorso solo poche decine di metri.
Le seconde Olimpiadi lunari, 1972
Nell’aprile del 1972, con pochi minuti rimanenti alla fine della missione Apollo 16, gli astronauti Charles Duke e John Young decisero di organizzare una seconda edizione delle Olimpiadi lunari, con l’obiettivo di emulare la competizione inventata l’anno precedente dai colleghi spaziali e di celebrare lo spirito olimpico che precedeva le Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972.
I due astronauti si misero alla prova con il lancio del giavellotto, utilizzando un pezzo di strumentazione ALSEP (Apollo Lunar Surface Experiments Package), e con una serie di salti in alto, convinti che la ridotta gravità lunare (circa un sesto di quella terrestre) avrebbe permesso loro di superare facilmente le prestazioni degli atleti terrestri.
Il risultato, però, fu deludente a causa del pesante zaino contenente gli equipaggiamenti di sopravvivenza che entrambi indossavano. Non solo lo zaino impedì loro di battere i record terrestri, ma Charles Duke, dopo un salto di 1,2 metri, cadde rovinosamente sulla schiena, rischiando di danneggiare irreparabilmente il suo zaino di sopravvivenza, il che avrebbe potuto essere fatale. Fortunatamente, lo zaino resistette all’impatto, e per il suo coraggio e spirito olimpico, Charles Duke fu insignito nel 2018 dal Comitato Olimpico Internazionale del premio “Sky is the limit”. Secondo le parole dell’allora presidente del CIO, Thomas Bach, Duke “ha davvero dimostrato come lo spirito olimpico non conosca confini“.
Le trascrizioni delle conversazioni avvenute durante queste Olimpiadi tra gli astronauti e il centro di comando della NASA a Houston sono state rese pubbliche, suscitando grande interesse e curiosità tra il pubblico terrestre, similmente alle foto che rivelavano un lato più leggero e “umano” delle missioni spaziali. Prima della missione, Young e Duke si erano allenati sulla Terra simulando le condizioni lunari per prepararsi a queste competizioni improvvisate in orbita, scoprendo poi sul posto che le loro tute spaziali e zaini offrivano una resistenza superiore alle aspettative, sopportando cadute e impatti imprevisti.
Questo episodio ha dimostrato quanto l’ingegno umano possa adattarsi anche agli ambienti più estremi. Tuttavia, l’incidente di Charles Duke durante il salto in alto ha aumentato la consapevolezza sulla necessità di agire con maggiore cautela in futuro: l’astronauta rischiò infatti di danneggiare il proprio zaino, compromettendo il supporto vitale e causando una potenziale decompressione fatale.