Ci sono parole giapponesi che esprimono concetti che non possono essere tradotti letteralmente in italiano, vediamone alcune!
Gentilezza, cortesia e rispetto per la natura sono centrali nella cultura giapponese e nella vita quotidiana della popolazione: questo importante aspetto culturale si riflette nella lingua giapponese, che contiene parole ed espressioni per concetti che in altre lingue richiedono più termini.
Scopriamo insieme il significato di alcune parole giapponesi che ci aiuteranno a comprendere meglio la cultura del Paese del Sol Levante.
Parole giapponesi intraducibili ma dal forte significato
Iniziamo con Itadakimasu, molto di più del nostro semplice buon appetito. Questa parola racchiude infatti un significato molto più profondo, ovvero ricevere con umiltà. Così si ringrazia chi ha preparato il cibo, ma anche chi a monte ha lavorato per fare in modo che ora si trovi sulla nostra tavola.
Otsukaresama è una parola che viene utilizzata per ringraziare le persone che hanno dimostrato un grande impegno nello svolgere i propri compiti. Con questa espressione si riconosce il loro duro lavoro. Spesso la si utilizza per accogliere chi torna a casa dall’ufficio dopo una lunga giornata di lavoro.
Komorebi è la parola utilizzata in Giappone per indicare la luce del sole che filtra attraverso le foglie degli alberi. Qual è il suo significato? Basterà richiamare l’immagine alla nostra mente per sentire un immediato senso di pace e di connessione con la natura. Komeroshi invece è la parola giapponese per indicare il vento freddo che inizia a soffiare quando l’inverno sta per arrivare.
Mono no aware è un termine giapponese usato per descrivere la consapevolezza della precarietà delle cose ed il lieve senso di rammarico che comporta il loro trascorrere.
Il kintsugi (o kintsukuroi) è l’arte giapponese di riparare con l’oro gli oggetti in ceramica andati in frantumi. In questo modo ciò che si rompe non viene accantonato o gettato ma acquista un grande valore.
È un concetto strettamente legato a quello del wabi-sabi. Anche in questo caso la bellezza sta nell’imperfezione: è l’arte di riparare con l’oro gli oggetti di ceramica rotti. L’evento traumatico, in questo caso la rottura, può diventare un valore aggiunto.
La parola Wabi-sabi infatti indica la bellezza imperfetta, impermanente e incompleta. Si tratta di una visione del mondo fondata sulla capacità di accogliere la transitorietà delle cose e di riconoscere la bellezza anche nell’imperfezione.
Era una parola intraducibile, ora è diventato addirittura uno stile di arredamento. Indica la bellezza imperfetta delle cose: basta alle superfici perfettamente lucide e lavorate, benvenute imperfezioni delle materie prime e dettagli che rendono gli oggetti unici.
La parola Yugen nell’arte giapponese indica le capacità misteriose che non possono essere descritte a parole. Inoltre il termine letterario “simbolismo” dal punto di vista artistico è considerato in italiano il più vicino al significato di questa parola giapponese.
È una profonda consapevolezza della bellezza nascosta nell’universo, talmente intensa da generare emozione e stupore. La definizione di questa parola può cambiare a seconda del contesto, specialmente se si parla di arte e letteratura.
Il termine Shoganai indica ciò che non può essere evitato, può tradursi con “accettazione di ciò che è fuori dal nostro controllo”. Questa parola serve per incoraggiare le persone ad andare avanti nella vita senza rimanere troppo legate al passato e senza rimorsi. È alla base di molte filosofie orientali e accettare ciò che non può essere evitato può inoltre aiutare a superare i traumi del passato e affrontare le sfide del futuro.
Shinrin-yoku (in italiano “trarre giovamento dell’atmosfera della foresta” o “bagno nella foresta”) è un termine della lingua giapponese che indica una speciale terapia del benessere in cui si va alla ricerca di un luogo molto tranquillo tra gli alberi per ritrovare il contatto con la natura.
Spesso tradotto con “senso della vita”, l’ikigai è molto di più. Potremmo definirlo una preziosa armonia tra ciò che ci piace, ciò che ci permette di vivere dignitosamente e ciò che può dare un beneficio anche agli altri. È la nostra missione, il motivo che ci dà la forza di alzarci ogni mattina.
Majime viene tradotta come “una persona coscienziosa e affidabile che semplifica la vita e la affronta senza drammatizzare”, quello che dovremmo un po’ tutti imparare ad essere.
Natsukashii si potrebbe tradurre con nostalgia ma risulterebbe errato perché, se la parola nostalgia può evocare dei sentimenti tristi, con l’espressione natsukashii i ricordi sono rievocati con gioia.
Infine ricordiamo Irisu, che descrive esattamente quando qualcuno suona al nostro campanello ma non si ha voglia di rispondere, dunque fai finta che non ci sia nessuno in casa!