La Lazio, il nonno ideologo di estrema destra, un passato ingombrante che l’ormai ex portavoce del ministro dell’Agricoltura ha definito: “Lontano anni luce” nelle sue dimissioni
Antisemitismo, neofascismo, elogi al terrorismo nero, ma anche l’esultanza per l’assoluzione di un amico (indagato per omicidio). Un grande numero di messaggi inviati e ricevuti via WhatsApp, pubblicati da Repubblica, ha messo in evidenza un quadro oscuro della Roma contemporanea in cui c’entra anche Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, al centro delle polemiche a causa del suo ormai ex portavoce, Paolo Signorelli, nipote dell’ideologo di estrema destra suo omonimo, e delle sue conversazioni con Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik, l’ultras della Lazio e trafficante di droga assassinato nel 2019. Una situazione che ha portato il giornalista prima ad autosospendersi, poi, nella mattinata dell’11 giugno, a dichiarare ufficialmente le sue dimissioni da portavoce del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.
Le chat incriminate: l’antisemitismo e gli insulti a Gad Lerner
I messaggi risalgono al periodo tra la fine del 2018 e l’estate del 2019, poco prima dell’omicidio di Piscitelli e sono state estrapolate proprio nelle indagini relative all’uccisione del boss romano. Dalle conversazioni emerge un ritratto inquietante di tifo estremo, razzismo e ideologia radicale. Per fare un esempio e far intuire il tenore delle conversazioni avvenute tra Piscitelli e Signorelli, in uno scambio, Diabolik apostrofa il giornalista Gad Lerner con toni antisemiti, chiamandolo “quell’ebreo di Gad Lerner”. Signorelli risponde con altrettanto disprezzo, chiedendo: “Cosa ha detto quel porco?”.
I due continuano poi a scagliarsi contro i tifosi romanisti, con Piscitelli che afferma: “Mica è colpa nostra se sono ebrei” e Signorelli che rincara: “Tutti ebrei”. Ma come detto, una delle cose che accomuna sicuramente i due è il tifo per la Lazio. In questo contesto in un’altra chat Signorelli chiede a Piscitelli attraverso un vocale di WhatsApp di piazzare uno striscione con la scritta “negri di merda”, per vendicare il gesto di Bakayoko e Kessié, allora giocatori del Milan, che il 14 aprile del 2019 dopo una vittoria sui biancocelesti avevano esibito la maglia di Acerbi ai tifosi rossoneri come sfottò.
Quell’attrazione per l’estremismo nero e gli anni del terrorismo
Un altro passaggio che ha suscitato parecchio scalpore è l’esultanza di Signorelli e Piscitelli per l’assoluzione di Elvis Demce, un membro del gruppo criminale guidato da Piscitelli, dall’accusa di omicidio. Nei messaggi si esaltano anche i terroristi neri come Valerio Fioravanti, Pierluigi Concutelli, Luigi Ciavardini e Mario Tuti. “Onore a loro”, scrive Signorelli. Nelle chat poi l’ultras della Lazio spiega all’amico dei riti pagani che facevano i nazisti, e di come anche lui si rifaccia a quell’immaginario.
Ringalluzzito Signorelli racconta festeggiare il solstizio e di un matrimonio pagano in famiglia al monte Soratte, luogo dove venne costruito un bunker di Benit Mussolini, in cui era presente anche l’ex Nar Ciavardini. “Io brucerei le chiese”, dichiara Piscitelli, con Signorelli che concorda: “I preti? I peggio”. O ancora si fa riferimento al battesimo del figlio di Signorelli in cui Diabolik viene scelto come padrino e chiede aiuto all’amico perché gli scriva una preghiera da leggere dopo la cerimonia. Detto fatto, ecco il messaggio fascista confezionato per l’ultras della Lazio. «Che tu possa avere sempre dalla tua parte il bene e che il Signore ti indichi sempre la via giusta. Lontano dal peccato e dalle tentazioni che questo mondo moderno offre. Io sarò al tuo fianco nel vederti crescere, in ogni istante della tua vita. Viva Il Duce».
La Lazio, la destra, Roma: un punto di riferimento nella Capitale
Paolo Signorelli, 38 anni, si è diviso nel corso degli anni tra il lavoro e la passione per la Lazio, che condivideva anche attraverso le dirette su Radio Olympia, ambiente nel quale probabilmente è venuto a contatto anche con Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik. Signorelli era anche amico di Gabriele Sandri, il tifoso biancoceleste ucciso nel 2007. Suo nonno e omonimo, fu un imporatante ideologo di estrema destra scomparso nel 2010, fondatore di Ordine Nuovo, condannato per associazione sovversiva e banda armata.
Il nipote è da anni invece è un punto di riferimento nella destra del Paese, tanto che Arianna Meloni aveva una grande considerazione di lui, tanto da affiancarlo a Enrico Michetti nella campagna elettorale per il ruolo di sindaco di Roma. Prima di diventare portavoce di Lollobrigida, ha anche ricoperto la carica di capo ufficio stampa per Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.
L’iniziale scelta di autosospendersi
Dopo la pubblicazione delle conversazioni compromettenti, Signorelli ha deciso di autosospendersi dal suo incarico. In una nota, ha precisato di non ricordare quelle conversazioni e di esserne stato sorpreso. Ha sottolineato che i contenuti di quei messaggi sono “quanto mai distanti da me, dal mio pensiero e dal mio sentire”. Ha comunicato la sua autosospensione “con effetto immediato” dall’incarico di capo ufficio stampa del ministro Lollobrigida, in attesa di chiarire la vicenda. La notizia ha provocato un’onda di reazioni nel mondo politico e mediatico. Mentre Signorelli ha ricevuto solidarietà da alcuni suoi colleghi, la sua vicinanza a personaggi controversi e le sue dichiarazioni passate hanno messo in luce un problema più ampio legato all’infiltrazione di ideologie estremiste in contesti istituzionali.
Le dimissioni
Di fronte alla crescente polemica, Paolo Signorelli ha annunciato le sue dimissioni da portavoce del ministro Lollobrigida. In un colloquio con Il Foglio, ha spiegato di aver preso questa decisione “per me e per la mia famiglia, per non danneggiare il governo”. Ha sottolineato di non voler fare la vittima, ma di ritenere giusto farsi da parte per il bene di tutti. Ha dichiarato di essere “lontano anni luce dall’antisemitismo” e ha spiegato che quelle parole risalgono a un periodo della sua vita ormai lontano e che non riconosce più.
“Era un’altra fase della mia vita, quello era un altro Paolo: sono notizie che parlano di un tempo lontano a cui non faccio riferimento e in cui non mi riconosco in nessun modo. Sono un ex calciatore, vengo da una storia famigliare che non rinnego e pur rimanendo un tifoso della Lazio da anni non vado in curva”, ha detto. La decisione di dimettersi è stata accolta da Lollobrigida, che ha espresso vicinanza alla famiglia di Signorelli e confermato la stima nei suoi confronti. Anche Giorgia Meloni e altri membri di Fratelli d’Italia hanno espresso il loro sostegno.