Yilmaz Orkan (Kurdistan Italia) a Carditello: “Europa incapace di reagire alla barbarie della Turchia”. Dibattito aperto alla Reggia borbonica
“I curdi: un popolo dimenticato”, è il titolo dell’incontro che alla Reggia di Carditello proverà ad inserirsi nel dibattito che vede la politica militare della Turchia come una minaccia per la libertà. Alla presenza di Yilmaz Orkan, esponente nazionale UIKI (Ufficio per l’Informazione del Kurdistan in Italia) e Carmine Malinconico, responsabile regionale Rete Kurdistan Italia, si parlerà della situazione dei campi profughi e l’atteggiamento dell’Europa. Dopo l’accordo di collaborazione tra la Fondazione Real Sito di Carditello e lo SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) – che ha consentito al rifugiato senegalese Dahaba Mamadou Lamin di avviare a Carditello un tirocinio con la mansione di aiuto stalliere – ci sarà un’altra importante opportunità di confronto.
Il Medioriente per le gerarchie mondiali
“La nostra posizione in ordine alla guerra di aggressione della Turchia all’Autonomia del Nord-Est della Siria – afferma Yilmaz Orkan, in rappresentanza della Rete per il Kurdistan Italia – ha come primo punto il rilievo dell’atteggiamento, che critichiamo fortemente, degli Stati-Nazione a livello locale, come l’Iran e l’Arabia Saudita, e a livello globale, come la Russia e gli Stati Uniti, che hanno utilizzato lo scacchiere mediorientale per ridisegnare le gerarchie mondiali con la prevalenza dell’una o dell’altra ma sempre con il sacrificio dei popoli. Anche il terrorismo jihadista si è mosso come una potenza globale e ha tentato di creare il suo regime d’odio e di ferocia antipopolare in Medio Oriente, assoggettando i popoli a condizioni di vita e di lavoro semi schiaviste”. In questo scenario, l’Amministrazione autonoma della Siria del Nord-Est, conosciuta più semplicemente come Rojava, rappresentava una anomalia assoluta: basata sulla convivenza pacifica di popoli (curdi, arabi, armeni, assiri, circassi, turcomanni) e religioni diverse (musulmani, cristiani, yazidi, ebrei) presenti nel nord della Siria, secondo regole di democrazia diretta e partecipata e fondata sull’assoluta parità di genere e sul grande protagonismo delle donne, con un’economia cooperativistica e solidale fortemente orientata all’ecologia.
Regime autoritario di Erdogan nel silenzio assordante
“L’Autonomia democratica mirava a portare fuori dalle condizioni di miseria e di privazione i popoli del Medio Oriente, con l’ambizione di essere un esperimento sociale utile per tutti i popoli del mondo. Il regime autoritario di Erdogan non poteva sopportare che vi fosse, così vicino, un esempio pericoloso e per questo ha reagito con la guerra di aggressione. Quel che più addolora, è l‘incapacità dell’Europa, patria della libertà, della democrazia, della solidarietà sociale, di reagire adeguatamente a questa barbarie. Un silenzio assordante o poche deboli parole pronunciate dai Paesi europei, messi sotto ricatto da Erdogan con la minaccia di dirottare in Europa una marea di profughi. Questo silenzio non fa onore all’Europa – conclude Yilmaz Orkan – ed è per questo che crediamo sia un compito fondamentale per l’opinione pubblica democratica fare pressione sui propri governi affinché la condanna della guerra d’invasione sia concreta, non si vendano più armi alla Turchia e sia imposta la no-fly zone sul nord della Siria per impedire che gli aerei turchi bombardino scuole, ospedali e campi profughi come accade quotidianamente”.
Il dibattito
Insieme agli esponenti del Kurdistan in Italia Yilmaz Orkan e Carmine Malinconico, domani 15 dicembre, alle ore 10.30 presso la Reggia borbonica di Cardiello, interverranno Amedeo Ricucci, inviato Rai in zone di guerra; Mauro Di Vieste, direttore della Biblioteca Culture del Mondo e presidente dell’Associazione per i Popoli minacciati; Maria Grazia Caso, presidente del Mediterraneo Video Festival; Giuseppe Limone, docente di Filosofia del Diritto e della Politica, Università degli studi Vanvitelli; Roberto Formato, direttore della Fondazione Real Sito di Carditello e Luigi Nicolais, presidente della Fondazione. I lavori saranno moderati dal giornalista Claudio Coluzzi e saranno presentati i reportage di alcuni registi curdi ed il documentario “Primavera in Kurdistan” di Stefano Savona.