di Tina Cioffo- Fu ucciso a 18 anni ma sull’omicidio di Adriano Della Corte non si conosce ancora la verità. L’unica indagine fu chiusa in fretta e mai è stato riaperto un nuovo fascicolo.
Ucciso a 18 anni e da 35 anni nessuno è stato ancora in grado di scrivere la verità sull’omicidio di Adriano Della Corte. Niente. Non si conoscono i mandanti e neppure gli esecutori e mai c’è stato un processo per stabilire le responsabilità. Un’unica indagine aperta subito dopo l’uccisione è stata poi archiviata e da allora i familiari di Adriano navigano nel buio che dopo tanti anni si è trasformato in disperazione e rabbia.
Era il 15 luglio del 1984, era di domenica, Adriano Della Corte di Casal di Principe, uscì con due amici, Claudio Diana e Carmine Petrillo. I tre ragazzi a bordo di una Fiat Uno di colore nero, che la vittima aveva comprato due mesi prima grazie ad una vincita al Totocalcio, si trovavano a Castel Volturno in via Consortile in località «Lago Piatto» all’altezza del Cinema Arena Lido, quando ad un certo punto si affiancò una Lancia Prisma. Adriano era alla guida ed un uomo, rimasto ignoto, cominciò a sparare colpendolo in pieno volto. Il diciottenne morì subito mentre Diana e Petrillo rimasero feriti.
La fuga con sei auto e le strane indagini senza testimoni
Subito dopo l’omicidio gli assassini si misero in fuga prima a bordo della Prisma, che venne poi ritrovata abbandonata ed incidentata e poi usarono altre cinque auto, tutte rapinate: un’Alfa Sud, una Giulietta, una Renault 5, una Renault 18 e un’ Alfetta bianca. A Villa Literno a bordo di quest’ultima i malviventi vennero intercettati da un’auto della polizia ma non vennero fermati. Non vennero ascoltati i testimoni, non vennero rilevate le impronte lasciate nelle auto rubate, non venne fatto un identikit dei responsabili, non vennero messe al confronto le versioni contrastanti. Diana e Petrillo non sono stati mai nuovamente interrogati sebbene in un rapporto dei carabinieri di Aversa si legga «Diana è a conoscenza di dati, circostanze e nomi che potrebbero senza dubbio portare alla identificazione degli autori del delitto». Si parlò subito di un errore, di uno scambio di persona: di un’altra vittima innocente.
Lo scambio di persona: l’auto di Adriano scambiata con quella di Antonio Salzillo
Adriano Della Corte viaggiava a bordo di un’auto simile a quella che usava il nipote di Bardellino, Antonio Salzillo. L’omicidio di Salzillo del clan dei Casalesi, doveva essere la vendetta dei Nuvoletta dopo l’omicidio di Ciro Nuvoletta, avvenuto il 17 giugno dell’84 a Marano. Poco prima di aprire il fuoco l’uomo con la pistola aveva gridato «non sono loro». Nel 1993 Carmine Schiavone allora collaboratore di giustizia dichiarò che Adriano Della Corte era stato ucciso per errore. Schiavone indicò anche i nomi dei presunti responsabili. Prima del ’93 il padre di Adriano, Vincenzo ricevette una telefonata con la quale gli si ordinava di lasciar perdere, perché la morte del figlio era stato solo un fatale sbaglio. Il padre non si fermò e per diverso tempo tentò di far riaprire il caso scrivendo al giudice istruttore, chiedendo in giro e facendo pubblicare annunci su alcuni settimanali. I fratelli di quel ragazzo che frequentava l’ultimo anno dell’istituto di Ragioneria, per anni hanno raccolto verbali ed improvvisandosi investigatori hanno registrato testimonianze ed indiscrezioni. Arturo Della Corte per tutto il mese di dicembre è stato fuori ai cancelli del Viminale, domandando solo di essere ascoltato. Si è più volte rivolto anche alla trasmissione ‘Chi l’ha visto?’. Hanno inviato lettere e quattro anni fa hanno chiesto la riapertura del fascicolo alla Dda di Napoli. L’indagine è stata, però, mai riaperta.
Il fratello: “non ci fermeremo fino a che non avremo giustizia. Meriti di riposare in pace”
«Vorremmo che qualcuno parlasse. Ci appelliamo a tutti quelli che possono aiutarci, anche ai collaboratori», hanno detto i tre fratelli, Arturo, Sandro e Marco Della Corte. E nel giorno dell’anniversario, è ancora Arturo Della Corte a denunciare la sua angoscia. Lo fa, rivolgendosi direttamente al fratello Adriano. “Sono passati 35 anni, quando dei vili e vigliacchi assassini hanno spezzato la tua vita. Una vita piena di sogni, di progetti e tanta voglia di essere vissuta. Sei e resterai sempre nei nostri cuori. Non ci fermeremo mai, fino a che verità e giustizia non verranno fuori. La tua famiglia è stata ormai decimata dai lutti ma noi che restiamo, lotteremo fino alla fine. Meriti di riposare in pace”.