Destiniamo un bene confiscato trasformato in presidio ospedaliero in casi di Covid 19 in persone autistiche. Presidente dell’associazione La Forza del silenzio lancia appello al presidente De Luca.
Aiuto e Comprensione, è questa la richiesta dei genitori delle persone autistiche. Sono preoccupati per gli effetti della quarantena sui loro figli e per quello che potrebbe accadere se un ragazzo o una ragazza autistica venisse contagiata da Coronavirus e sanno bene che è necessario organizzarsi per tempo. E’ per questo motivo che il presidente dell’associazione La Forza del Silenzio che ha sede a Casal di Principe, Vincenzo Abate ha preso carta e penna e ha scritto al presidente della Regione, Vincenzo De Luca.
L’autismo in emergenza
“Se un ragazzo autistico viene infettato dal virus è destinato alla morte e non se la può giocare come gli altri”, scrive in maniera cruda Abate che è prima di tutto papà di due gemelli di 23 anni affetti da autismo. “Quando loro non si sentono bene o vanno in panico, hanno delle furibonde crisi di aggressività o autolesionismo che perdurano fino all’ultimo fiato che hanno in corpo. Provi ad immaginare un nostro ragazzo in un presidio di terapia intensiva, nella migliore delle ipotesi butterebbe tutto all’aria anche quando i medici pensano di averlo sedato. Poi dinanzi ad una scelta di salvare uno di loro o un ragazzo della loro stessa età (sono realista), non sceglierebbero mai uno di loro”, dice con sconvolgente lucidità. La lettera è stata spedita il 5 marzo ma nessuna risposta è ancora arrivata né da De Luca e nemmeno dagli altri responsabili istituzionali della commissione Sanità. Una parola basterebbe ad alleviare timori e ansie.
L’invito è agire
Meglio predisporre un piano di intervento, subito. E la proposta contempla la disponibilità dei beni confiscati. “Di trasformare -spiega Abate- un bene confiscato in presidio pre-Intensivo o Intensivo, riservato a persone disabili (non solo autistici), con tutta l’assistenza specializzata per il supporto psicologico per gestire le crisi comportamentali, affiancati da medici Covid e dalla possibilità per un genitore di far visita munito di tutti i dispositivi di sicurezza almeno qualche minuto al giorno”. La soluzione in caso di emergenza sarebbe così già trovata. Intanto i genitori delle persone autistiche continuano a chiedere la ripresa delle terapie. La crescente difficoltà di gestire le crisi comportamentali auto ed etero-aggressive legate alle patologie dei loro figli, è sempre più seria. La perdurante condizione di chiusura nelle proprie abitazioni e la prolungata sospensione dei trattamenti rischia di compromettere gravemente il programma terapeutico già svolto e innescare dei meccanismi regressivi.
Tina Cioffo