Omicidio Scherillo, Gip ordina archiviazione. Rabbia e delusione dei familiari

di Tina Cioffo- Omicidio di Dario Scherillo, il Gip del Tribunale di Napoli ha ordinato l’archiviazione accogliendo la richiesta del Pm. La rabbia e la delusione dei familiari per una giustizia che non sarà fatta.

Chi ha ucciso Dario Scherillo? La domanda è destinata a restare aperta e senza risposta, il Gip Giovanna Cervo del Tribunale di Napoli, ieri, 23 aprile, ha sciolto la riserva assunta nell’udienza dello scorso 21 marzo e ha deciso di archiviare la richiesta di altre indagini per capire perché quel ragazzo di soli 26 anni fu ucciso il 6 dicembre del 2004 a Casavatore mentre era in sella al suo scooter, per tornare a casa.

Per il fratello Pasquale Scherillo “sono state archiviate anche la memoria e l’impegno”

I familiari di Dario Scherillo, avevano chiesto che venissero ascoltate altre persone, in particolare dei collaboratori di giustizia ma il pm Vincenza Morra si è opposto ed il Giudice per le indagini preliminare le ha dato ragione. Per i genitori ed i fratelli di Dario, è l’ultimo atto di una storia di ingiustizia che sembra destinata a non avere altra conclusione. Eppure per un po’ ci avevano creduto. Lo aveva sperato Pasquale Scherillo, il fratello di Dario, che non si è mai dato per vinto. È lui che ha voluto anche un film sulla storia di Dario, dal titolo “Ed è subito sera”, protagonista Franco Nero per la regia di Claudio Insegno. “Dario -dice il fratello- non era un eroe e non era un magistrato o un giornalista. Era un ragazzo normale ma è diventato il martire di un sistema”. Ora con l’archiviazione la delusione è oltre il limite. “Non hanno archiviato solo la richiesta di continuare ad indagare, ma – continua Pasquale Scherillo- hanno archiviato anche la memoria e l’impegno che in questi anni ci hanno portato ad andare avanti, incontrando giovani e studenti. Ci sentiamo calpestati e anche inermi fino a chiederci se davvero valga la pena continuare a domandare che si faccia giustizia se quello che percepiamo è la mancanza di sensibilità e anche di coraggio per restituirci quel minimo di verità che mai avrei pensato ci venisse negata”.

Nell’udienza di marzo

In quell’udienza del 21 marzo, la famiglia di Dario aveva chiesto che venissero ascoltati altri collaboratori giustizia andando oltre i verbali già agli atti. Volevano che si facesse almeno una domanda, almeno un tentativo per comprendere. Un atto di volontà che avrebbe parlato del tentativo di fare giustizia. Ma non è andata così. Secondo il pm Morra che ha ribadito la richiesta l’archiviazione del caso, opponendosi al ricorso dei familiari, “l’interrogatorio è uno strumento di garanzia e di difesa non uno strumento di indagine, quindi inammissibile per capire chi e perché uccise”. Il pubblico ministero e quindi il giudice Cervo, hanno ritenuto inammissibile l’interrogatorio di ulteriori collaboratori di giustizia ( Gennaro Notturno, Giuseppe Misso, Andrea Parolisi e Giovanni Uliano) perché nei verbali resi, in sei mesi, non hanno dato informazioni di rilievo circa l’individuazione dei responsabili.

Lo scambio di persona raccontato da alcuni collaboratori

Probabilmente una domanda avrebbe però, potuto diradare i dubbi che ora invece incombono. Pasquale Riccio già affiliato al clan camorristico Abbinante, in un interrogatorio disse di aver appreso da Rito Calzone, altro affiliato al clan della camorra napoletana Amato-Pagano, che l’omicidio era stato “commesso dagli scissionisti che però avevano sbagliato persona”. Secondo Biagio Esposito la vittima designata sarebbe stato Giuseppe Prezioso, alias a befana’, uomo di fiducia del capoclan Cosimo di Lauro. Uno dei due killer sarebbe stato Paolo Guarracino. Lo avrebbe riferito Guarracino stesso parlandone con Esposito. A parlare dell’omicidio di Dario Scherillo sono anche altri e tutti ad avvalorare lo scambio di persona, l’errore fatale che ha cambiato per sempre il corso delle cose.

Gli elementi di accusa non bastano

Sulla scorta delle esposte considerazioni, considerato che in questa sede occorre effettuare una prognosi circa la possibilità che il processo abbia un esito favorevole all’accusa e non essendo gli elementi raccolti nel corso delle indagini sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio nei confronti degli indagati e non apparendo prospettabili approfondimenti investigativi utili -scrive il giudice- l’omicidio è archiviato”. Suona come paradossale. Certo è il Codice che va in soccorso della richiesta di archiviazione del pm e dell’accoglimento del Gip. Le parole rimbombano e immediatamente parte una connessione mentale al caso di Stefano Cucchi. Cosa sarebbe accaduto se non si fosse cominciato quel processo? Certo non si sarebbe scoperta la verità, nè il pestaggio, il depistaggio ed il marcio che è poi venuto fuori.

Ma Dario Scherillo è vittima innocente

Il dato certo è che la vittima era persona estranea al contesto criminale in cui era maturata e l’originario mandato omicidiario, che aveva quale obiettivo un affiliato, non meglio individuato, al clan Di Lauro, compagine dalla quale gli Amato-Pagano si erano scissi, scatenando la violenta faida di Scampia, che nel dicembre del 2014 era in pieno svolgimento”, ha aggiunto il giudice. Dario Scherillo era ed è vittima innocente ma la garanzia dell’indagine non è abbastanza forte per potergli dare quella pace che meriterebbe.

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