Passato il momento celebrativo, che fa scandalizzare tutti ma giusto il tempo di postare una foto di una panchina o una scarpa rossa, delle vittime di femminicidio sono solo in pochi ora ad interessarne. In fondo è il meccanismo della società che gira veloce, con ingranaggi sempre più incomprensibili. In questo scenario di irragionevole follia resta però, la vita quotidiana che è fatta di sogni e bisogni. Ma come si può spiegare ai familiari delle donne uccise dai loro mariti e compagni, che i bambini oltre a perdere la mamma ed il papà, perché comunque vada non potrà mai più essere ritenuto la persona di cui fidarsi ciecamente, non avranno gli aiuti statali che legittimamente meriterebbero? La proposta di destinare 10 milioni di euro al supporto delle famiglie che si prendono cura dei bambini che hanno perso la madre perché uccisa dal partner, è stata bocciata. Il rigetto, avvenuto la scorsa notte per ragioni di legge di Bilancio, mette in scacco anche tutto il resto. L’emendamento bocciato era stato presentato dalla vice presidente della Camera dei Deputati, Mara Carfagna, per offrire un aiuto agli zii, nonni e parenti che si prendono cura dei minori e che versano in condizioni economiche difficili.
“Quando è morta mia figlia, uccisa dal marito, una parte di me è morta con lei ma lo strazio lo gestisco tutti i giorni, perché ci sono i miei nipoti che vanno sostenuti, aiutati, protetti e accompagnati. Sono loro, come tutti i figli delle donne uccise dai loro compagni, le vere vittime. Vittime della tragedia e vittime dello Stato che non li ha tutelati prima né dopo”, ha detto Adriana Esposito, mamma di Stefania Formicola, la donna di 28 anni uccisa all’alba del 19 ottobre del 2016, con un colpo di pistola al cuore sparato dal marito Carmine D’Aponte dal quale si stava separando e con il quale era ferma in auto. Vittime di Stato, ecco cosa sono i figli delle donne uccise dagli uomini che hanno amato.