“Se fossimo stati un qualsiasi altro paese europeo, lo scandalo accaduto in Tunisia sarebbe stato urlato ed invece trattandosi del mio paese c’è stato un silenzio assordante ed imbarazzante. Un silenzio che però non cancella quanto è stato permesso e quando ancora sta avvenendo”. Comincia così il suo intervento Majdi Karbai, deputato del parlamento della Tunisia, a Napoli, dal Forum Polieco sull’economia dei rifiuti dove ha trasmesso un video inedito che mostra come i rifiuti che dovevano essere inviati ad un vero impianto di trattamento siano stati in realtà stoccati in un capannone di proprietà della Soreplast in Tunisia, assolutamente impreparato a riceverli.
Karbai, intervenuto insieme al collega Hatem Karoui, ricostruendo i passaggi del trasporto dei rifiuti da Salerno a Sousse, ha evidenziato come “la Regione Campania abbia autorizzato un trasporto dei rifiuti di fatto non esportabili e come le comunicazioni siano avvenute attraverso canali non istituzionali usando indirizzi mail ed utenze telefoniche personali tra l’altro di enti non preposti, scegliendo impropriamente di affidarsi al nulla osta del Consolato tunisino a Napoli. Interrogativi sono stati posti anche sul Ministero dell’Ambiente italiano al quale il Governo tunisino avrebbe scritto per chiedere spiegazioni ma senza ricevere risposta”.
“Una storia di illeceità ambientali transnazionali che fa il paio anche con un sistema di gestione rifiuti nazionale assolutamente carente al punto tale da alimentare i traffici illegali, ha sottolineato Claudia Salvestrini, direttrice del Consorzio Polieco che promuove il Forum.
“Il caso Tunisia – sottolinea Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia – mostra come la criminalità organizzata non vada ricercata solo nelle periferie e nei posti degradati ma anche nelle Prefetture e al Ministero dell’Ambiente dove ci sono colletti bianchi che non fanno l’interesse delle comunità. Siamo abituati a pensare alle mafie come una parte avversa al sistema ed invece sono parte integrante perché consentono di nascondere la polvere sotto il tappetto e di far arricchire ancora di più quelli che accumulano profitti illeciti. È chiaro che i reati ambientali in questa logica, sono i primi ad essere omissati e addirittura bollati di improcedibilità nel silenzio generale perché i danni che ne derivano non sono immediatamente visibili. Le conseguenze sono più lente ma decisamente più massive”.