Il killer di don Giuseppe Diana :”Il postino di San Cipriano D’Aversa era una brava persona”. Il collaboratore di giustizia, Giuseppe Quadrano, è stato ascoltato sull’omicidio del cugino.
“Giuseppe Quadrano, il postino di San Cipriano D’Aversa era una brava persona e non aveva mai avuto a che fare con gli affari del clan dei Casalesi. Ebbe solo la sfortuna di avere me come parente e fu per questo motivo che lo uccisero”. A dirlo è il collaboratore di giustizia Giuseppe Quadrano, omonimo del postino sanciprianese e killer di don Giuseppe Diana. Il collaboratore di giustizia è intervenuto nel corso del processo con rito ordinario, che si sta celebrando a Santa Maria Capua Vetere per stabilire la verità sull’omicidio di un uomo di 43 anni che di lavoro faceva il porta lettere e che venne ammazzato il 7 luglio del 1996 nei pressi del bar Orientale di San Cipriano. Per quell’omicidio rimasto impunito per 22 anni sono stati già condannati Nicola Panaro, Sebastiano Panaro e Francesco Schiavone alias ‘Cicciariello’, che avevano scelto di essere giudicati con rito abbreviato. Il portalettere Quadrano fu ucciso perché colpevole secondo i camorristi di non aver voluto sottostare agli ordini del clan dei Casalesi che gli chiedeva di convincere l’omonimo cugino a ritrattare la collaborazione con la giustizia. La vittima, si rifiutò categoricamente e a più riprese, nonostante le violente, in alcuni casi, insistenze degli affiliati al clan. Parte civile nel processo che vede ora alla sbarra Francesco Schiavone alias Sandokan, come mandante dell’omicidio, son i figli Luigi e Pasquale e i fratelli della vittima. La prossima udienza è stata fissata per il 27 gennaio. Sarà ascoltato ancora una volta il collaboratore di giustizia Giuseppe Quadrano.
I fatti
I fatti riemersero con le indagini della Dda di Napoli, partite con l’allora Aggiunto Giuseppe Borrelli poi seguite dal successore, Aggiunto di Napoli, Luigi Frunzio. Alla Direzione distrettuale antimafia nel 2017 era arrivata la richiesta di riapertura indagini, firmata dall’avvocato dei figli della vittima, nonostante le stesse fossero state già archiviate il 28 giugno del 2005. A ricostruire gli avvenimenti è stato Nicola Panaro, divenuto poi collaboratore di giustizia ed uno degli esecutori materiali del delitto del postino. È stato lui a ricostruire il ruolo dei vari esponenti. Secondo Panaro i mandanti del delitto furono Francesco Sandokan Schiavone e il cugino ‘Cicciariello’, mentre all’azione delittuosa presero parte oltre Nicola Panaro, il complice Sebastiano Panaro che guidava l’auto, una Fiat Punto, usata per raggiungere il luogo del delitto, e Oreste Caterino, deceduto qualche anno fa. Quadrano fu sorpreso all’esterno del bar. A sparare furono Caterino e Nicola Panaro.
Vittima solo perché cugino di un camorrista
Chiarissima in tal senso è la dichiarazione di Nicola Panaro , colui che materialmente ha ucciso la povera vittima, quando afferma che “l’obiettivo era quello di colpire i parenti dei collaboratori di giustizia allo scopo di far ritrattare gli stessi e comunque da monito per gli altri”. Sull’omicidio di Quadrano, vittima innocente, hanno parlato anche i collaboratori di giustizia Domenico Bidognetti, Giuseppe Misso affermando: “quando Quadrano Giuseppe iniziò a collaborare con la giustizia fui incaricato da Schiavone Walter di intercedere con il cugino Quadrano Giuseppe affinché lo stesso chiedesse al cugino di ritrattare e non continuare la propria collaborazione con la giustizia.”[…] “il postino ci riferì, sempre impaurito, di non aver intenzione di avere a che fare con il cugino e voleva rimanere fuori dalle nostre questioni”. Gli affiliati si rivolsero anche alla moglie della vittima ma la famiglia fu coesa e nessuno mai cedette alle richieste della camorra. Tina Cioffo