Il numero degli animali uccisi in 3 anni sale a quota 2 milioni. Questo è un vero e proprio massacro eppure la colpa è solo dell’essere umano.
Sono diversi i motivi che spingono gli esseri umani ad uccidere gli animali. La principale ragione, solitamente, è legata alla caccia ed alla pesca. Gli animali infatti sono fonte non solo di cibo, ma anche di pelliccia o divertimento legato alla caccia sportiva. Sebbene la caccia possa essere gestita attraverso regolamenti e normative per la conservazione delle specie, talvolta la caccia eccessiva o illegale può mettere a rischio popolazioni animali intere.
La deforestazione, l’urbanizzazione e altre attività umane possono distruggere l’habitat naturale degli animali. Questo può portare alla morte diretta degli animali o renderli più vulnerabili alla caccia, agli incidenti stradali o ad altri pericoli. Eppure c’è un motivo ancora più preoccupante che ha portato a 2 milioni le vittime animali in soli tre anni. Questo sta diventando davvero un problema e fare luce su di esso potrebbe migliorare la situazione.
Il tema della sperimentazione animale in Italia continua a sollevare importanti questioni etiche e scientifiche, come evidenziato dalle recenti statistiche pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale. Nel periodo 2019-2022, quasi 2 milioni di animali sono stati utilizzati come cavie nei laboratori italiani, sottoposti a esperimenti scientifici che spesso culminano nella loro morte. Durante questo periodo, topi, scimmie, cani, porcellini d’India, conigli e altri animali sono stati impiegati per fini di ricerca, istruzione e formazione.
Secondo i dati raccolti secondo le direttive della Direttiva 2010/63/UE, recepita in Italia tramite il Decreto Legislativo n.26/2014, si è registrata una media di 482.000 cavie utilizzate e abbattute ogni anno. Le cifre sono impressionanti e sollevano interrogativi su diversi aspetti della sperimentazione animale. Solo il 28% degli animali è destinato a scopi regolatori, necessari per rispettare gli obblighi di legge. Il rapporto evidenzia anche il livello di dolore subito dagli animali durante le procedure.
Oltre il 50% che sperimenta gravi sofferenze, come fratture instabili, toracotomie senza analgesici, e trapianti d’organo con riscontri di rigetto. Particolarmente allarmante è l’impiego di cani, oltre 2300 dei quali sono stati soggetti a programmi particolarmente invasivi per studi sulla resistenza cardiaca, impianti e tossicologia. Anche specie inaspettate come polli domestici, suini e pesci sono stati coinvolti in queste pratiche.
In Italia, nonostante l’obiezione di coscienza, sono ancora richieste migliaia di cavie per progetti didattici di sperimentazione animale, sollevando ulteriori questioni morali e scientifiche. Questi dati riflettono la complessità e le controversie intorno alla sperimentazione animale. Per questo motivo bisogna riflettere sulla necessità di promuovere alternative etiche e valide scientificamente per il progresso della ricerca.
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